Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bus, altri tagli: «A rischio linee e occupazione La Regione non ci aiuta» Le aziende: premiata Trenitalia che perde passeggeri
VENEZIA Le linee, specie nei Comuni più piccoli, sono a rischio. Così come i posti di lavoro. E i nuovi bus ecologici. Ma più in generale, è il sistema del trasporto pubblico locale su gomma a non reggere più, per via dei continui tagli dello Stato ma anche per la mancanza di contributi da parte della Regione che pare voler puntare le (poche) risorse a sua disposizione solo sulla ferrovia. A dirlo, denunciando «l’assenza di regia» da parte di Palazzo Balbi, sono stati ieri i presidenti delle aziende del trasporto pubblico locale riunite sotto l’egida di Confservizi, l’associazione delle public utility del Veneto che rappresenta 120 imprese per 12 mila dipendenti e un fatturato di 4 miliardi di euro, e di Asstra, la sigla del trasporto pubblico locale.
Come al solito, si deve partire dai tagli: nel 2017 il fondo statale per il trasporto su gomma e su acqua (i vaporetti a Venezia) ammonterà nella nostra regione a 257 milioni, 11 in meno del 2016. Non è la prima volta che
Roma dà una limata al budget: nel 2010 i milioni erano 285, il 10% in più. «Finora le riduzioni sono state totalmente assorbite dalle aziende con efficientamenti e razionalizzazioni spiega Massimo Bettarello, presidente della veronese Atv senza che sia stato toccato un chilometro di servizio. Nel 2016 abbiamo perfino conquistato un “premio performance” di 4 milioni che, incomprensibilmente, la Regione ha poi deciso di ripartire anche tra le aziende che non avevano raggiunto gli standard di virtuosità (il riferimento è a Dolomitibus,
E incomprensibile, per i presidenti che pur danno atto all’assessore ai Traporti Elisa De Berti di «impegnarsi e dare una mano», è anche la decisione della Regione di non finanziare con fondi propri il settore, a differenza di quanto fa invece nel ferro a beneficio di Trenitalia: «Quest’ultima continua a perdere passeggeri - prosegue Bettarello - eppure si vede riconosciuti extra budget per 15-20 milioni. Perché quei soldi non vengono distribuiti in modo più equo, aiutando anche noi?». Un’anomalia tutta veneta, spiega Fabio Turchetto, presidente di Atvo, l’azienda del Veneto Orientale: «La nostra è l’unica Regione senza un fondo dedicato. In Emilia Romagna c’è e ammonta a 362 milioni. In Lombardia è di 402 milioni. In Veneto è zero». Poi c’è la questione dei costi standard, «messi a punto dalla commissione tecnica e mai applicati» prosegue Turchetto, quella delle gare dalle tempistiche incerte, «che non danno stabilità ai piani industriali», quella dei mezzi, che hanno ormai una vetustà media di 12,5 anni (il che significa che alcuni arrivano alla veneranda età di 25 anni): «Per gli investimenti procediamo in totale autofinanziamento - conclude Turchetto siamo in attesa del primo bando che permetterà di attingere ai fondi Fesr ma occorre un piano regionale se non addirittura sovraregionale, so che il Friuli Venezia Giulia sarebbe pronto a partecipare». E se Luca Scalabrin della veneziana Actv invita la Regione ad assumersi «la responsabilità politica di dire quali sono i servizi minimi che devono essere garantiti e quali invece le linee da cancellare», Umberto Rovini della vicentina Svt sottolinea i rischi occupazionali: «Noi subiremo un taglio stimato di 1,2 milioni, l’equivalente di 20 lavoratori. E lo veniamo a sapere ad aprile. Che facciamo? Nel nostro caso possiamo evitare i licenziamenti bloccando il turnover e i subaffidamenti ma è chiaro che così non va. Da noi vanno in pensione 15 persone l’anno, dobbiamo avere certezza sulle risorse utilizzabili».
Raccolgono il grido di dolore i Stefano Fracasso e Francesca Zottis: «Servono i costi standard, una programmazione per bacini e un nuovo, organico piano regionale del trasporto pubblico locale. Va riorganizzato l’intero settore, con una distribuzione più equa dei fondi, anche rispetto al ferro».
Bettarello Non siamo più in grado di assorbire i tagli, ora si premino i virtuosi