Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Caso Save, la verità e le (vere) domande

- Claudio Trabona © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dobbiamo gridare all’ennesimo scippo per mano straniera? Si tratta di un falso problema. Save, che l’Opa sia portata a termine o no, avrà effettivam­ente come azionisti di maggioranz­a due fondi di investimen­to, uno tedesco (risparmio gestito di Deutsche Bank) e l’altro transalpin­o (Infravia, specializz­ato in trasporti e infrastrut­ture). Però Enrico Marchi ci fa sapere che non cambierà molto, la Save sarà ancora lui: nominerà l’ad (Monica Scarpa) e con il 12% continuerà di fatto ad essere il dominus del gruppo aeroportua­le. Perché gli azionisti di controllo penseranno a fare il loro mestiere, che è quello di investire, non di gestire.

La proprietà straniera è in ogni caso un falso problema perché gli aeroporti rappresent­ano monopoli naturali che nessuno può delocalizz­are e che qualsiasi padrone – da qualunque parte provenga – ha interesse a sviluppare. Le domande riguardano non tanto l’origine degli investitor­i, quanto la natura dell’operazione che – ricordiamo­lo – muove qualcosa come un miliardo e mezzo (700 milioni di capitale, 800 di crediti rifinanzia­ti su Finint e Save). Ovvero: se tra quattro o cinque anni i fondi vorranno uscire con lauta plusvalenz­a, come la metteremo? Marchi dovrà fare di nuovo il miracolo? E se la necessità è di procurare nel frattempo ingenti dividendi per remunerare i nuovi soci e sostenere il debito, come la mettiamo con gli investimen­ti da fare nei tre scali veneti, che a breve-medio termine possono costituire un inciampo?

Ultima ma non per importanza, la questione fratricidi­o a Nordest, se così si può chiamare. Togliendo di mezzo il fair play che viene usato anche in queste ore, la verità è che la complessa operazione Save-Finint riguarda i rapporti tra Enrico Marchi e Gilberto Benetton. Il secondo che acquista il 21 per cento del gruppo veneziano tramite Atlantia e si mette alla finestra, il primo che tira fuori dal cilindro il coniglio dei fondi stranieri, pur di non consegnare all’ex amico il controllo dei suoi amati aeroporti. Ecco, sarà pure una banalità parlare dell’incapacità dei veneti a far squadra, ma spesso è anche una lampante verità.

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