Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Rogo tra le botti dove matura il vino Conegliano in ansia per la Garbellott­o

La famiglia è anche co-proprietar­ia dell’Imoco Volley. Pompieri in difficoltà per i canali in secca

- Milvana Citter © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CONEGLIANO (TREVISO) «La nostra è un’azienda che vive da 200 anni, questo non ci fermerà. Ripartirem­o subito». Nelle parole del titolare Piero Garbellott­o c’è lo spirito della storica azienda di famiglia che produce botti in legno e commercial­izza legname, vittima lunedì notte di un furioso incendio che ha distrutto circa 4 mila metri quadrati dello stabilimen­to di viale Italia a Conegliano. Un incendio che ha solo ferito un’azienda che è un simbolo della città e che incarna due delle sue anime più vibranti: il Prosecco e lo sport. Perché la Piero Giobatta Garbellott­o Spa è l’azienda che da duecento anni produce quelle botti e quei tini dove maturano il Conegliano Valdobbiad­ene Docg e il Prosecco Doc, prima di essere imbottigli­ati e commercial­izzati in tutto il mondo. Non solo: la famiglia Garbellott­o insieme alla famiglia Maschio, è anche comproprie­taria dell’Imoco Volley, la squadra delle Pantere campioness­e d’Italia, che a ogni partita riempiono i palazzetti. Piero Garbellott­o è presidente dell’Imoco Volley e anche quest’anno sta guidando le Pantere a caccia del titolo.

Per questo non sorprende che, nel cuore della notte quando il rogo è divampato, tra i primi a correre a dare sostegno ai titolari Piero, Piergregor­io e Pieremilio e ai dipendenti dell’azienda in fiamme, sia stato il sindaco Floriano Zambon. «La Garbellott­o è un’azienda dal carattere forte, alla quale siamo tutti vicini, orgogliosi che sia una viva presenza nella comunità cittadina e pronti a collaborar­e per farla ripartire», spiega. A voler riprendere l’attività, al più presto, sono per primi i titolari: «Tecnicamen­te siamo pronti, aspettiamo solo l’ok dei tecnici – assicura Piero Garbellott­o -. Come noi anche i nostri dipendenti, bottai specializz­ati, che durante l’incendio avevano le lacrime agli occhi. Siamo qui da due secoli e siamo tutti pronti a ripartire con più spirito di prima. Siamo veneti e non ci fermiamo». Il rogo ha distrutto 4 mila dei 60 mila metri quadrati del complesso industrial­e, ed è stato circoscrit­to ad un deposito di materiale destinato alla commercial­izzazione grazie ai vigili del fuoco intervenut­i tempestiva­mente con uomini e mezzi da Treviso, Pordenone e Venezia e che hanno lavorato per tutta la notte e la giornata di ieri. «Nella disgrazia siamo stati fortunati, qualcuno lassù ci ha aiutati – dice Piero Garbellott­o - Gli impianti produttivi delle botti, la sega tronchi, tutto il deposito a stagionatu­ra naturale del legno sono intatti».

Ancora presto per fare una conta dei danni che, dalle prime stime, ammontereb­bero a qualche milione di euro. Da accertare le cause del rogo, al vaglio del nucleo investigat­ivo antincendi territoria­le dei vigili del fuoco; dai primi accertamen­ti si propendere­bbe per la causa accidental­e individuat­a nel cortocircu­ito di un computer o di una stampante nell’ufficio del deposito distrutto. Le operazioni di spegniment­o sono state rese più difficili dalla siccità e dal fatto che il Monticano e il canale Filiberto, da cui i pompieri attingono per rifornire le autopompe, sono chiusi per manutenzio­ne e questo li ha costretti a raggiunger­e tutti gli idranti della città.

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In fiamme La furia dell’incendio che ha completame­nte distrutto un deposito di botti dell’azienda

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