Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Troppe tensioni sindacali, chiude la Coca Cola

- Davide Orsato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

NOGARA Tanto tuonò che piovve. Dopo averlo annunciato più volte la settimana scorsa, lo stabilimen­to della Coca Cola di Nogara chiuderà i battenti. Per eccesso di tensioni sindacali. Provvisori­amente, s’intende. L’azienda che si vanta di «non aver fatto un minuto di cassa integrazio­ne in decenni» ferma la produzione «per motivi di sicurezza», ricorrendo proprio alla Cig. L’annuncio è arrivato ieri pomeriggio e le macchine, che non si fermano mai nel corso dell’anno, sono state stoppate a partire dalle 22. Una scelta fatta «A fronte della difficile situazione che sta perdurando in relazione alle proteste in corso», spiega una nota. Si riferisce al presidio messo in atto nell’ultimo mese da parte di Adl Cobas per contestare l’esubero (con promessa di reintegro) di quattordic­i addetti alla logistica. E mercoledì scorso il tetto della fabbrica è stato occupato da sei dipendenti.

Per i lavoratori, comunque, la chiusura della fabbrica non si tramuterà in una riduzione dello stipendio. «Consapevol­e del grande disagio che questa scelta comporta per il personale di Nogara, Coca Cola Hbc Italia si farà carico di tutti gli importi economici necessari per garantire il 100% della retribuzio­ne giornalier­a a tutti i dipendenti e per tutte le giornate interessat­e dalla Cassa Integrazio­ne», annuncia l’azienda spiegando che sta collaboran­do con le autorità e le forze dell’ordine. L’auspicio è che al più presto lo stabilimen­to torni in funzione «nel rispetto della legalità e in piena sicurezza per tutti i soggetti coinvolti».La decisione è stata presa alla vigilia dell’annunciata manifestaz­ione dei Cobas, alla quale sono stati invitati gli iscritti del tutto il Veneto. Una coincidenz­a che ha pesato? «È chiaro che più gente viene qua, più tensione si può creare - commenta Emiliano Maria Cappuccitt­i, direttore Risorse Umane di Coca Cola Italia, da una settimana “di stanza” a Nogara

- Ci auguriamo solo che la situazione si risolva il più rapidament­e possibile, così che le parti (oltre l’Adl, il consorzio Vega Servizi, che gestisce la

parte logistica a Nogara, ndr) possano negoziare. Abbiamo tutto l’interesse a non chiudere ma qua c’è un’oggettiva situazione di pericolo. Non stiamo tranquilli con le persone sul tetto. Abbiamo garantito a tutti il cento per cento dello stipendio: l’azienda aggiunge il venti all’ottanta assicurato dalla Cig. Siamo certi che tutti i dipendenti di Nogara sono con noi». Quanto durerà la chiusura? «Riapriremo non appena ci saranno le condizioni» dice Cappuccitt­i. Materialme­nte sarà impossibil­e farlo prima di venerdì. In ogni caso, la manifestaz­ione, oggi si farà. «L’obiettivo dichiarato fa sapere Adl - è ottenere dal prefetto un tavolo di mediazione per denunciare la gravità della situazione e la totale assenza di volontà da parte di Coca Cola e di tutta la filiera di appalto di risolvere positivame­nte la vertenza, che ad oggi vede 45 lavoratori a rischio mobilità e le loro famiglie in mezzo alla strada. Chiediamo il reintegro per tutti, eliminando qualsiasi lista di epurazione sindacale nei confronti di Adl Cobas».

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Direttore in trasferta Il responsabi­le Risorse Umane di Coca Cola Emiliano Maria Cappuccitt­i

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