Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Verso il giudizio il presidente del Coni veneto
VERONA Il codice penale la definisce «turbata libertà degli incanti», per la cronaca il sospetto è di aver pilotato la gara d’appalto da 22 milioni 770 mila euro per l’affidamento in concessione del servizio di gestione trentennale delle piscine comunali di Legnago, nel Veronese.Sette gli iscritti nel registro degli indagati: il pm Paolo Sachar contesta anche i reati di abuso d’ufficio, truffa e contraffazione del sigillo della Banca d’Italia. Tra i soggetti sotto accusa, spicca il nome di Gianfranco Bardelle: presidente del Coni regionale, riveste inoltre il ruolo di amministratore unico di Padova Nuoto srl. E quest’ultima è proprio la società che si è poi effettivamente visto aggiudicare la gara da quasi 23 milioni di euro con determinazione dirigenziale datata 28 marzo 2011. Un atto, quest’ultimo, che porta la firma di un altro indagato, nella fattispecie di Alfonso Cavaliere, dirigente del primo settore del Comune di Legnago ma soprattutto, nel caso di specie, responsabile del procedimento e presidente della commissione di gara. Al funzionario comunale, l’accusa contesta l’abuso d’ufficio perché «in violazione dei doveri d’ufficio e del dovere» dopo aver aggiudicato la gara al raggruppamento temporaneo di imprese formato da Padova Nuoto srl insieme a Squaranto costruzioni srl, non avrebbe provveduto a dichiarare il raggruppamento decaduto una volta che Squaranto srl si era ritirata dall’affare. In tal modo avrebbe quindi procurato a Bardelle, «nella veste di istigatore, un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nel mantenimento della gestione trentennale dell’impianto senza corrispondere al Comune di Legnago nessun canone».