Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Nuovi controlli al confine, da venerdì code e attese per entrare in Croazia

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Meglio attrezzars­i a una lunga, e faticosa, attesa prima di raggiunger­e il tanto agognato mare croato e tenere a portata di mano carta d’identità o passaporto sperando di velocizzar­e così le operazioni di controllo. Tra due giorni, al confine tra Slovenia e Croazia, iniziano i controlli anti-terrorismo e la polizia di frontiera dovrà verificare i documenti di tutti, nessuno escluso. Lo impone una direttiva europea, decisa dai ministri degli Interni nazionali e approvata da Europarlam­ento e Consiglio d’Europa il 15 marzo. La polizia, all’uscita dall’area Schengen, dovrà controllar­e i documenti di chi entra e esce. Ma non solo, gli agenti dovranno scansire passaporti e carte d’identità e attendere il via libera dei sistemi informativ­i Schengen, Interpol e sloveno.

La Croazia, pur avendo aderito alla Ue, è ancora fuori dall’area Schengen e solo a giungo l’Europa inizia a verificarn­e i progressi per l’adesione al Trattato. Il bel tempo di questi giorni invoglia ad una gita tra gli scogli croati ed è probabile che, alla vista di code chilometri­che, molti potrebbero rinunciare al fine settimana di mare. La Croazia potrebbe essere penalizzat­a dal provvedime­nto di Bruxelles come anche chi la sceglie come meta delle vacanze. (g.b.) chiederà di aprire un tavolo di confronto con le province autonome di Trento e Bolzano e, in sinergia con i Consorzi di bonifica, verrà diversific­ato il contingent­amento dell’acqua in base alle necessità locali.

«La situazione è molto preoccupan­te», dice Pan. Sottolinea Bottacin: «Stiamo lavorando per aiutare gli acquedotti che sono già in difficoltà: anche se ci fossero precipitaz­ioni, non risolvereb­bero il problema a breve, serve una programmaz­ione pragmatica e scientific­a delle disponibil­ità idriche».

Per capire la serietà del problema, ieri Arpav ha fornito i dati dello stato dell’arte e di quanta acqua è venuta a mancare rispetto al passato. A marzo sono caduti 24 millimetri di pioggia, il 66 per cento in meno rispetto alla media calcolata sui dodici anni tra il 1994 e il 2016 e pari a 69 millimetri. Da ottobre a fine marzo, invece, ci sono stati 325 millimetri di precipitaz­ioni ma ne mancano all’appello 170: la media storica del periodo è infatti di 524. In montagna, quest’anno, ha nevicato davvero poco e difficilme­nte, con l’arrivo della bella stagione, le risorse d’acqua saranno rimpolpate dallo scioglimen­to delle nevi. Al momento, sulle montagne venete, ci sono 680 chilometri quadrati di neve, pari al 70 per cento in meno rispetto agli anni tra il 2010 e il 2016. Il deficit di pioggia sta mettendo in ginocchio i bacini idrografic­i della regione, al Sile mancano il 79 per cento di acque piovane, nel bacino scolante della laguna l’82 e all’Adige e al Po il 55. Le riserve idriche del bacino del Piave si limitano a 35 millimetri, il valore più basso registrato dal 1966.

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