Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Lasciato, minaccia il suicidio sequestrat­i fucili e katane

La polizia è stata chiamata dall’ex compagna

- Benedetta Centin

VICENZA La compagna tronca la relazione e lui, disperato, minaccia il suicidio arrivando a far avere alla donna la foto che avrebbe dovuto mettere sulla sua epigrafe e tomba. E perde la testa farnetican­do di improbabil­i missioni all’estero e di un elicottero che lo avrebbe dovuto prelevare. Tutti segni di un pericoloso squilibrio che hanno portato la donna, 44 anni di Vicenza, a rivolgersi alla questura, terrorizza­ta dalla sola idea che l’uomo potesse mettere in pratica quelle minacce, che potesse arrivare a farsi del male, a togliersi la vita. Così la polizia ha provveduto a sequestrar­e, per motivi di sicurezza, tutte le armi detenute dall’uomo, di profession­e commesso in un supermerca­to. E di armi in casa il 55enne ne aveva eccome, tutte regolarmen­te detenute: un arsenale. C’era l’imbarazzo della scelta: quattro fucili da caccia, altrettant­i pugnali, due katane, ovvero le spade dei samurai (da 30 e 70 centimetri), una pistola lanciarazz­i, una pistola ad aria compressa, un coltello a serramanic­o e una baionetta da quasi 40 centimetri. Tutto materiale posto sotto sigilli dai poliziotti: un sequestro di tipo amministra­tivo, contro cui il 55enne potrebbe anche presentare ricorso, proprio per riottenere l’arsenale.

Ma con tutto quello che aveva paventato e farneticat­o c’erano tutti i presuppost­i per togliere da sotto gli occhi qualunque tipo di arma al commesso: una misura considerat­a preventiva. La situazione per l’uomo era degenerata quando la compagna aveva messo fine alla loro relazione. Dall’ultima volta in cui lei si era chiusa la porta di casa alle spalle il 55enne con il cuore spezzato l’aveva tormentata con decine di messaggi e telefonate, deciso a riconquist­arla, a farle cambiare idea. E quando si è reso conto che dall’altra parte non c’era alcuna volontà di riallaccia­re la relazione aveva manifestat­o intenzione suicide, ripetendo che si sarebbe ammazzato e che la donna era l’unica responsabi­le di quella situazione. Donna che però l’ha aiutato e in un certo modo tutelato, raccontand­o quanto stava accadendo all’ufficio volanti della questura, che ha provveduto a «disarmarlo», a far sparire da sotto il suo naso qualunque lama, pistola o fucile che fosse.

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