Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I PERICOLOSI SAMURAI DEL VINO

Più attenzione agli affari e più spazi dedicati alle cantine di tutto il mondo. Verona diventa la capitale dei buyer. E i «wine lover» si danno appuntamen­to in città e sul Garda

- di Luciano Ferraro

Tom Cruise, nel film «L’ultimo samurai», è un ex veterano che ha combattuto i Sioux. Viene ingaggiato dall’imperatore Mutsuhito per insegnare al neonato esercito giapponese come si combatte una guerra moderna. Tom Cruise non rispetta gli ordini: si allea con i samurai contro l’imperatore. La storia reale, come raccontano Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri nel loro ultimo libro («I signori del tempo perso», Longanesi), è molto diversa. I samurai volevano difendere solo i loro privilegi, mentre l’imperatore voleva abolire le caste. Non c’erano nobili tradizioni da preservare, ma rendite di posizione da conservare.

Nel mondo del vino, chi sono gli ultimi samurai? Quelli che non indossano l’armatura ma la grisaglia, i samurai della burocrazia. Alla vigilia dell’edizione numero 51 del vino, il settore non vive un momento d’oro. Uno dei motivi, come da anni denunciano i vignaioli, è l’affollarsi di controllor­i, ispettori, revisori che circondano le cantine. Un insieme di samurai sotto dieci bandiere diverse, tanti sono gli enti che hanno qualche competenza nel comparto («In Francia sono soltanto due», ripete ogni volta che può il produttore di vino e fondatore di Eataly Oscar Farinetti). Una «corsa alla burocratiz­zazione estrema», così l’hanno chiamata qualche giorno fa centinaia di vignaioli, firmatari di una letteraapp­ello. È la protesta di vignaioli bloccati da «procedure, obblighi, corsi, patentini, registri che stanno strangolan­do le aziende».

Sandro Boscaini, «Mister Amarone», ama dire che «il vino italiano è un bouquet di tanti fiori». E il profumo di questi «fiori» si spargerà per quattro giorni al Vinitaly, da domenica 9 a mercoledì 12 aprile a Verona. Ma il Salone del vino non rappresent­erà solo la vetrina delle maggiori espression­i delle cantine italiane. Il Vinitaly si appresta a diventare un «hub» per gli importator­i di tutto il mondo. Lo dicevano già i numeri nel 2016: 131 mila visitatori di cui 28 mila buyer. Alla vigilia dell’edizione 2017 sono arrivate 5.000 richieste di registrazi­one di responsabi­li acquisti, anche da 20 Paesi che non si erano ancora mai affacciati al Vinitaly. Quattrocen­to buyer, mai stati prima a Verona, si sono accreditat­i per l’edizione numero 51 dal Regno Unito, pronto a uscire dall’Unione europea ma non dai circuiti internazio­nali del vino. Verona è stata eletta dagli importator­i dei maggiori Paesi mondiali come grande centro di snodo per la domanda e l’offerta, a cominciare da Cina e Stati Uniti d’America, dove Veronafier­e organizza rassegne dedicate al settore.

In questo senso va letta anche l’apertura della manifestaz­ione ai vini internazio­nali, la cui presenza è cresciuta negli ultimi anni. Oltre alle etichette italiane, visitatore e buyer potranno prendere contatto con le cantine provenient­i da Austria, Slovenia, Ungheria e Gran Bretagna, solo per rimanere in Europa. Ci sarà la possibilit­à di degustare i vini australian­i, passando per il Mar Morto in Medio Oriente, il Perù o la Cina. Per l’Italia ci saranno interessan­ti verticali con due vini rossi simbolo dell’eccellenza italiana e due bianchi: Sassicaia, Barolo e Barbaresco da una parte, Riesling e Pinot Bianco dall’altra.

Al Vinitaly aumentano anche i numeri di albergator­i, ristorator­i o titolari di enoteche, profession­isti che hanno modo di assaggiare nuove proposte da presentare poi al cliente finale. E il visitatore generalist­a? Vinitaly, come recita chiarament­e il sito della manifestaz­ione, «per il mantenimen­to dello standard profession­ale, è aperto esclusivam­ente agli operatori specializz­ati, maggiorenn­i». Nel mondo degli operatori rientrano la grande distribuzi­one, i bar, le enoteche, i sommelier, i grossisti, giornalist­i e blogger, aziende di catering e produttori. Una gestione «allegra» dei biglietti da parte degli operatori specializz­ati aveva comportato una deriva che molti produttori avevano denunciato e a cui si è cercato di porre rimedio in tre modi. Una politica di aumento dei prezzi (oggi il giornalier­o alla manifestaz­ione costa 80 euro e un abbonament­o alle quattro giornate 120); la stampa di biglietti nominativi e la riduzione degli inviti; la creazione di una manifestaz­ione complement­are al Vinitaly e dedicata espressame­nte agli appassiona­ti, i «wine lover». «Vinitaly and the city» (da venerdì 7 a martedì 11 aprile) lo scorso anno ha raccolto nel centro di Verona quasi trentamila presenze con degustazio­ni, concerti, reading e spettacoli teatrali. Quest’anno è stato aggiunto un giorno in più nella programmaz­ione ed è stato creato un evento parallelo anche a Bardolino, sul lago di Garda. La novità, che rappresent­a un momento di promozione e di coinvolgim­ento del territorio, potrebbe trovare altri sviluppi in provincia e anche fuori: molti sindaci di altri comuni italiani visiterann­o Verona in questi giorni per studiarne il format che Veronafier­e potrebbe poi adattare in periodi ovviamente diversi dal Vinitaly. Questa sarà anche l’edizione di tanti «ritorni». Molte cantine che avevano preferito altre manifestaz­ioni o altre forme di promozioni sono ritornate dopo qualche anno sui propri passi e hanno nuovamente prenotato lo stand a Veronafier­e. Tra i ritorni eccellenti c’è anche quello di Casa Gancia dopo il completame­nto dell’acquisizio­ne da parte del gruppo Roust.

L’edizione 2017, oltre a premiare il vino di qualità, punterà molto sulla ecososteni­bilità. L’attenzione all’ambiente è presente in molti incontri e convegni specialist­ici promossi dal ministero delle Politiche agricole e abbraccia una tendenza che molte cantine perseguono con i vini organici, fermentati da uve coltivate senza l’uso di fertilizza­nti chimici. Tendenza che si trova sia nel mondo dell’Amarone e delle cantine della Valpolicel­la che in quelle del Prosecco. Doc e Docg si presentera­nno a Verona valorizzan­do le espression­i del territorio. La Doc a Verona punterà sulla «svolta Green» , che è stata il punto finale di un lungo cammino che ha coinvolto 12 mila aziende e che ha rappresent­ato la migliore risposta alle critiche mosse nel corso del programma «Report».

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Dal Il Salone9 al del 12 vino aprilesi rivolge sempre di più a importator­i e responsabi­li di acquisti. Aumenta lo spazio per «Vinitaly and the city» (foto in basso a destra) nelle piazze
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Sono cinquemila gli inconrti d’affari già fissati durante i quattro giorni del salone del vino
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Veronafier­e

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