Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Guarda, siamo in tivù» Lo stupore dei pendolari videosorvegliati e sicuri (con tanti saluti alla privacy)
VENEZIA La mappa del percorso del convoglio si offusca, lo schermo si illumina e, in pochi istanti, ecco che appaiono tante teste, chine su tablet, pc portatili e smartphone. Pochi viaggiatori sembrano accorgersene e quasi tutti, imperterriti, continuano a navigare tra un sito e un social network, a ripassare l’esame o la relazione da presentare in ufficio, incuranti che una loro smorfia potrebbe andare in «mondovisione» nel micro universo del convoglio su ferro che li porterà a destinazione.
Da ieri, le telecamere, posizionate sui treni regionali a fine anno, hanno cambiato la loro modalità di funzionamento e, in ogni vagone,si vede cosa succede magari due carrozze più indietro. Il sistema serve soprattutto ai capitreno, chiamati a lavorare spesso in condizioni difficili. Sugli schermi, è infatti possibile vedere cosa fanno i passeggeri, dall’innocua chiacchierata tra studenti diretti a lezione, all’atto vandalico fino alla molestia o al commento pesante nei confronti di un passeggero.
«Ma dai – solleva gli occhi dal cellulare Marcella -, non mi ero nemmeno accorta». Marcella, 45 anni di Mestrino, lavora in un pubblico esercizio. «Anche noi abbiamo telecamere ma non facciamo gli spioni – scherza –, controlliamo le registrazioni solo se ci sono episodi spiacevoli». Trenitalia opera così, il capotreno tiene sotto controllo gli schermi e se vede qualcosa che non va interviene. Oppure, in caso di denunce per furti, molestie o altri reati, i filmati sono passati alla Polfer. «Da quando c’è la video sorveglianza, la polizia ci chiede registrazioni almeno 4 o 5 volte al mese», spiega l’azienda.
Le telecamere sono decisamente «smart», il passeggero non ha la sensazione di essere controllato. Lo schermo mostra il tracciato di percorrenza e solo saltuariamente, «random», come si dice oggi, compaiono le immagini di cosa accade a bordo. Ma se qualcuno si avvicina al video, o inizia a parlare, ecco che l’occhio digitale, un pulsante rotondo senza luci a fianco dello schermo che, agli appassionati di cinema, ricorda Hal di Odissea 2001, s’accende. Come ieri, sul convoglio delle 14.19 tra Venezia e Verona, quando un gruppo di universitari ha iniziato a chiacchierare. «Siamo in tv – ridevano i ragazzi -, se faccio le linguacce le vede qualcuno?». Sì, il capotreno e gli addetti alla centrale operativa regionale, con sede a Mestre.
«È utile avere un controllo digitale che permetta di monitorare tutte le carrozze – spiega il capotreno del convoglio delle 14.19 -. L’esperienza ci insegna molto, guardando chi sale sappiamo già dove è meglio tenere alta l’attenzione ma non sempre è possibile controllare i passeggeri al binario». Le domenica e i lunedì, la mattina presto e tra le 14 e le 16, la situazione è relativamente tranquilla, a bordo dei regionali ci sono per lo più universitari e pendolari. «I problemi iniziano la sera – spiega - con gli ultimi convogli, a mezzanotte troviamo spesso chi viene fatto scendere da altri treni perché senza biglietto: vedere cosa succede è dunque fondamentale».
Tra ragazzi che sfidano la registrazione scattando «selfie» con la loro effigie sullo schermo, tra passeggeri noncuranti delle riprese, c’è chi promuove l’iniziativa di Trenitalia e anche chi fa spallucce. «Non mi cambia nulla e nemmeno mi sento più sicuro», dice Luca, 20 anni. Di tutt’altro avviso Paolo, 50enne, «A bordo dei convogli ci sono spesso furti, così siamo più sicuri». Matteo invece teme per la privacy: «Ma possono riprenderci e trasmettere le immagini su tutto il treno?», domanda. «Ma smettila – lo riprende Luca, suo compagno di università -, se non vuoi essere ripreso devi chiuderti in casa, le telecamere sono dappertutto».
Il capotreno Le telecamere sono fondamentali, ci permettono di vedere cosa accade a bordo, di intervenire contro molestie e vandalismi