Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Muore sepolto nel mais di un vagone merci Tracce di racket balcanici
Da gennaio sono state trovate 40 persone sui treni
VENEZIA È salito in treno senza bagagli se non una bottiglia d’acqua e poche cose da mangiare durante il viaggio. Si è tuffato, sul mais, dal tetto del vagone, attraverso una botola che poi è stata chiusa da fuori. Così piombato, il vagone merci che portava cereali alla Cereal Docks è arrivato a destinazione, a Portogruaro. Ma al momento di scaricare il mais gli addetti ai lavori hanno fatto la macabra scoperta: dentro il silos c’era il corpo senza vita di un migrante in avanzato stato di decomposizione. Un uomo giovane, del quale non è ancora stata ricostruita l’identità.
Secondo le prime ricostruzioni dei fatti, sarebbe salito a bordo del treno merci ancora in Serbia prima della partenza il 31 marzo ed è arrivato a Portogruaro nella notte di martedì. Lì dentro, chiuso ermeticamente nel silos, con i gas emanati dal surriscaldamento del grano il giovane migrante avrebbe perso la vita per asfissia nelle prime ore del viaggio. Tant’è che nella notte di martedì, cinque giorni dopo, il suo corpo e i tratti del volto erano irriconoscibili (gli inquirenti hanno preso le impronte digitali per avviare le ricerche).
Le indagini sono state affidate al Commissariato di Polizia di Portogruaro ma sul posto, poco dopo la mezzanotte, sono arrivati anche i Vigili del fuoco chiamati dal personale della ditta di cereali. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria e l’autopsia stabilirà le cause del decesso.
Pochi minuti dopo il primo ritrovamento, gli addetti ai lavori, scaricando un altro vagone di mais, hanno trovato un secondo migrante. Vivo. Un uomo di 25 anni senza documenti (si è dichiarato però marocchino) che tentava la fortuna anche lui nella rotta balcanica. Dopo una prima visita di controllo sanitaria e una cena veloce, l’uomo che ha chiesto protezione umanitaria in Italia, è stato inserito nel programma per i richiedenti asilo e rilasciato. «Ci ha detto di non conoscere l’altro migrante – spiegano al Commissariato di Portogruaro –, è salito sul vagone merci alla dogana tra Serbia e Croazia e dice di essersi mosso da solo».
Non sempre però le cose vanno in questo modo. Negli ultimi mesi i casi di ingressi di clandestini in Italia a bordo di treni merci sono esplosi. Da fine gennaio ad oggi se ne contano, solo a Portogruaro, una quarantina mentre negli anni scorsi non c’era stato alcun caso. Il fenomeno preoccupa, vista anche la tipologia dei viaggi che mette a dura prova la sopravvivenza e farebbe pensare ad un vero e proprio traffico organizzato. Alcuni tra i migranti arrivati nei mesi scorsi, infatti, hanno riferito di quote (dai 50 ai 250 euro) versate alla partenza.
A confermare l’ipotesi di un sistema organizzato ci sarebbero anche delle difficoltà tecniche: aprire i vagoni dall’interno spesso è impossibile. Così come sgattaiolare fuori dalla botola del silos è rischiosissimo. Nessuno dei 40 arrivati finora ha però mosso un passo falso. Sono tutti scesi all’interporto commerciale. Come se qualcuno si fosse preoccupato di avvisarli che era arrivato il momento di scendere.
Già in passato sarebbero state trovate tracce di passaggi umani nei vagoni commerciali: resti di pasti e escrementi. Da lì il via ai controlli. Diverse le nazionalità degli arrivi dalla rotta balcani: turchi, marocchini, afghani e macedoni. Alcuni hanno raccontato di aver aspettato il treno nei pressi della dogana serba, altri di essere stati fatti salire per una manciata di euro. A bordo quasi tutti hanno cercato di dormire, sopportando caldo e freddo per una settimana e tutti sono arrivati in Italia disidratati e denutriti ma vivi.