Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Salvi i «mini» abusivi del Santo e monsignor Gioia Caso appartamenti, la prescrizione cancella le accuse. Escono di scena anche i due professionisti
Mancava solo l’ufficialità e ieri è arrivata anche quella. I cinque mini appartamenti (abusivi) costruiti all’interno della casa dell’ex custode della basilica di Sant’Antonio, in via dell’Orto Botanico a Padova, restano dove sono. Effetto pratico della sentenza di «non luogo a procedere per intervenuta prescrizione» pronunciata ieri mattina dal giudice del tribunale monocratico Stefano Canestrari nei confronti di quelli che le indagini avevano indicato come i responsabili dell’abuso edilizio a pochi metri da una delle chiese più visitate al mondo: monsignor Francesco Gioia, 78 anni, dal luglio 2001 al 22 luglio 2013 Delegato Pontificio per la Basilica di Sant’Antonio (difeso dall’avvocato Lorenzo Pilon); l’architetto e direttore dei lavori Gennaro Di Lascio, di Frascati (avvocato Paolo Marson) e Gianluca Campana, di Colonna, legale rappresentante della società che aveva realizzato i “mini” e difeso dal penalista Alberto Berardi. L’accusa per tutti era di aver violato il testo unico in materia di edilizia perché tra maggio e dicembre del 2011 avrebbero messo mano a carte e cazzuola trasformando un palazzo storico di proprietà del Vaticano in un condominio per mini appartamenti di lusso messi in vendita anche su internet. Ma il reato di abuso si prescrive in cinque anni e il tempo trascorso tra i fatti (2011) e l’apertura del processo (2016) ha salvato il monsignore e i due professionisti da qualsiasi giudizio, anche in primo grado. Così l’udienza che ieri mattina doveva rappresentare il primo passo di un processo delicato, altro non è stata se non la pietra tombale sull’intera vicenda. Sono le date a raccontare il sonno dell’intero fascicolo nelle pieghe del palazzo di Giustizia padovano. L’inchiesta penale si apre in procura a Padova nel 2012 dopo che sul web erano stati messi in vendita i cinque “mini”, quattro dei quali inferiori ai 45 metri quadrati, limite minimo del regolamento edilizio cittadino. Il 24 novembre 2014 il pubblico ministero Maria Ignazia D’Arpa ottiene un decreto penale di condanna a 32.500 euro di ammenda per monsignor Gioia e 23 mila euro a testa per i due professionisti. Nel firmare il decreto, il giudice ordinava anche il ripristino dei luoghi, ovvero l’abbattimento dei cinque appartamentini e la ricostruzione dei vecchi locali della casa del custode. Decreto che però le difese impugnano: è il 25 marzo 2015 quando il fascicolo ritorna al giudice per le indagini preliminari, chiamato così a fissare la prima udienza del dibattimento. Passa quasi un anno prima di arrivare, il 5 febbraio 2016, alla fissazione dell’udienza di fronte al tribunale. L’appuntamento con il giudice è in agenda il 25 maggio 2016 quando, calendario alla mano, mancano poco più di sei mesi alla prescrizione. La prima udienza slitta al 21 settembre: il giudice respinge gli argomenti preliminari presentati dagli avvocati e rinvia a ieri, 5 aprile 2017, per i primi testimoni. Di cui però non c’è stato bisogno: il processo era prescritto da quattro mesi. Con i “mini” (abusivi) che restano dove sono.
5 I mini appartamenti di lusso ricavati nello storico edificio in via dell’Orto Botanico e messi in vendita anche su internet