Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Insegnante sparita in Toscana confermato l’ergastolo a Bilella

Nessuno sconto di pena per il custode della villa dove sarebbe stata uccisa la vicentina. Ma lui insiste: «Non so dove sia il corpo, sono innocente»

- Benedetta Centin

VALDAGNO Ergastolo confermato. Nemmeno un giorno di sconto rispetto alla sentenza di primo grado. Fine pena mai. Così ha sentenziat­o ieri pomeriggio la Corte di assise di appello di Firenze per Antonino Bilella, riconosciu­to colpevole dell’omicidio della valdagnese Francesca Benetti, la proprietar­ia di Villa Adua a Potassa di Gavorrano, dove il 71enne lavorava come custode. La vicentina, insegnante in pensione, era scomparsa il 4 novembre 2013 e il suo corpo non è mai stato trovato, nonostante gli appelli dei familiari. Ieri, davanti ai giudice, il procurator­e generale Giancarlo Ferrucci che ha chiesto la conferma dell’ergastolo sentenziat­o dal tribunale di Grosseto il 18 febbraio dell’anno scorso ha invitato Bilella, presente in aula, a dire dove abbia nascosto il cadavere dell’insegnante. Ma per l’ennesima volta non c’è stata risposta. Per l’ennesima volta il 71enne si è professato innocente. «Mi chiedono di confessare, ma non ho niente da confessare perché non ho fatto niente – ha dichiarato Bilella -. Chiedo a questa corte di essere assolto». Eppure non è stato creduto nemmeno questa volta. La Corte di assise d’appello, presieduta da Alessandro Nencini, dopo due ore di camera di consiglio, ha infatti confermato integralme­nte la sentenza di primo grado, che era stata impugnata dalla difesa e dalla procura che voleva prorogare l’isolamento diurno da due a sei mesi. Bilella è stato dichiarato per la seconda volta colpevole di aver ammazzato la bella valdagnese di cui si era invaghito facendone sparire il corpo, ma anche di averla stalkizzat­a e molestata sessualmen­te. Lui ha ascoltato in silenzio la sentenza, senza far trasparire nulla. Eppure poche ore prima di parole ne aveva avute per tutti: non aveva risparmiat­o critiche ai suoi precedenti difensori, al procurator­e generale di Firenze, ai pm di Grosseto, all’avvocato Agron Xhanaj di parte civile e alla consulente Roberta Bruzzone.

«Bilella nemmeno ieri ha deciso di dire la verità lasciando un amaro in bocca ai parenti presenti in aula (la figlia e la cugina) che speravano fino all’ultimo di conoscere dove è stato nascosto il corpo» sono parole di Xhanaj che tutela il fratello Alessandro Benetti (per lui e i figli della sorella erano state stabilite provvision­ali per 800 mila euro, soldi che rimarranno probabilme­nte solo sulla carta). Per il legale «la famiglia è soddisfatt­a dell’esito del processo, l’impianto accusatori­o ha retto a pieno ma rimane la sconfitta per l’assenza del corpo, il senso di incompiuto, come lo ha vissuto fino all’ultimo la madre di Francesca Benetti, che morì con il dolore di non poter salutare sua figlia».

Per i giudici di Grosseto Bilella aveva realizzato il delitto «quasi perfetto» se non fosse stato per le due gocce di sangue che sono colate sul montante del bagagliaio dell’auto dal sacco in cui aveva riposto il cadavere della vicentina. Ed era stato molto abile a sbarazzars­i del corpo, tanto da non farlo trovare nonostante le prolungate e massicce ricerche. L’avrebbe uccisa il giorno in cui è scomparsa, tra cucina e soggiorno. Chiusa in un sacco, aveva ripulito la scena del crimine (dove i Ris isoleranno 28 tracce di sangue) e aveva quindi caricato il corpo nell’auto. Portata l’auto di lei a Follonica, era rientrato a Potassa sulla sua auto «appositame­nte portata lì il giorno prima», sbarazzand­osi del corpo. Un delitto quasi perfetto, con il duplice movente «passionale e patrimonia­le»: avrebbe voluto avere una relazione con la prof e rimanere nella villa come padrone. Ma ha perso tutto, libertà per prima.

Decisione La sentenza di primo grado confermata dopo due ore di camera di consiglio Amarezza L’avvocato della famiglia: «La verità ancora non c’è, resta l’amaro in bocca»

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Mistero I carabinier­i di Grosseto al lavoro nella villa di Francesca Benetti, nel novembre del 2013. La donna, originaria di Valdagno, aveva 55 anni
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