Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pochi risultati, Benetton dà l’addio ad Airoldi Al suo posto Brusò, l’uomo del fashion Divorzio annunciato: conti magri, lavoro non convincente
La mezza notizia è che da Benetton Group se ne andrà l’ennesimo amministratore delegato sulle cui performance, del resto, almeno negli ultimi tempi, pareri scintillanti nell’ambiente non erano mai stati espressi. L’altra mezza notizia è che Ponzano Veneto non sostituirà il posto così lasciato vacante da Marco Airoldi con un altro manager con la stessa qualifica, preferendo ripartire le deleghe in un modo nuovo.
Una notizia invece tutta intera è che ai piani alti viene arruolato un uomo che di moda davvero se ne intende, nel senso che il suo curriculum è composto esclusivamente da passaggi nella filiera del fashion internazionale e che ancora oggi, dopo esserlo stato per Fedon in Nord America e per Furla, è amministratore delegato in Diesel. Tommaso Brusò entrerà infatti nei prossimi giorni in Benetton Group in qualità di direttore operativo, permettendo in questo modo al presidente, Francesco Gori, di farsi carico delle deleghe dette «staff centrali», ossia di tutto ciò che operativo non è.
In attesa che l’assemblea del 16 maggio approvi un bilancio sul quale, ancora una volta, le attese degli azionisti non sono esaltanti, Benetton compie un nuovo tentativo di rimettere in bolla la struttura, intendendo con questo di tornare a far quadrare i conti. Come quando a comandare c’era Luciano Benetton e si potevano tranquillamente – anzi meglio - selezionare manager provenienti dall’automotive come dall’elettronica, dai servizi finanziari come dalle consulenze sulle risorse umane, cioè ottimi tecnici teorici ma che di maglie e casual ne sapevano fin là e oltre non si pronunciavano. Tutti con un percorso in Benetton relativamente breve, va ricordato, non oltre i due o tre anni. E tre anni del resto è anche la lunghezza della parabola di Airoldi, il cui contratto scade questo mese e che comunque le funzioni per il quale era stato ingaggiato le ha svolte, assicurano dagli uffici di Ponzano.
Troppo fortunato, va anche detto, Airoldi non lo è neppure stato, dovendo metabolizzare le rumorose dimissioni di Alessandro Benetton da consigliere di amministrazione, lo scorso autunno. «Non posso sapere cosa si muove sopra la mia testa – aveva detto in quella circostanza – e io devo solo fare in modo che tutto funzioni, nella massima serenità, secondo i progetti che ci eravamo dati». Sotto il profilo dei nuovi prodotti, Airoldi sarà ricordato per l’avvio del progetto «Seamless» per la produzione di «Treviso 31100», una maglia in filato di merino e cachemire, leggerissima e con la caratteristica di essere realizzata senza cuciture. Per ottenerla furono ordinati 36 telai di alta tecnologia giapponese in grado di confezionare un pezzo all’ora in totale autonomia, operazione che fu salutata come una specie di «reshoring», ossia di ritorno di almeno qualche segmento di produzione nello stabilimento di Castrette. «E’ una cosa che non mi ha mai convinto – è tuttavia il punto di vista di Maria Cristina Furlan, segretaria Filtcem di Treviso – per il semplice fatto che un rientro di produzione implica anche un recupero di occupazione. Ma un pugno di addetti a sorvegliare il lavoro di una quarantina di macchine mi pare davvero trascurabile. E’ stata solo un’operazione di facciata». Rispetto alla prossima dipartita di Airoldi la dirigente sindacale, poi, non appare sorpresa. «A vedere la serie e la durata dei manager che l’hanno preceduto sarei rimasta stupita se fosse rimasto più a lungo. Ma a parte questo sul fatto che all’ad rimanessero ancora pochi mesi di servizio a Ponzano io l’ avevo pronosticato già a novembre. Lui se ne va e i problemi restano, sulle strategie dell’azienda continuiamo a rimanere all’oscuro e adesso non sappiamo nemmeno a chi chiedere un incontro per saperne di più».
Ora rimangono da vedere i conti e probabilmente non saranno conti buoni. E’ vero che nel piano industriale presentato con la relazione di bilancio 2015 l’azienda aveva previsto un ritorno all’utile non prima della fine del 2017 ma paiono comunque essere le cifre nelle tabelle di cui si parlerà il 16 maggio a non aver convinto gli azionisti del lavoro svolto da Airoldi. L’esercizio 2015 si era chiuso con una diminuzione delle vendite rispetto all’anno prima, da 1.547 a 1.529 milioni, ed una perdita per 46 milioni.