Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La sorella di Natasha: «Decine di messaggi, era perseguitata»
Omicidio di Trebaseleghe: «Lei non lo voleva, lui è tornato qui per ucciderla»
TREBASELEGHE (PADOVA) «Mia sorella non aveva una relazione con quell’uomo, era lui che era innamorato di lei, la tempestava di messaggi e chiamate per convincerla ad avere una relazione stabile ma lei non voleva».
Pur sconvolta dal dolore e dalla rabbia sono chiare le parole di Marianna Bettiolo, sorella di Natasha, 45 anni, uccisa giovedì a coltellate nella sua macchina davanti alla scuola elementare dove lavorava come cuoca. I carabinieri attendono di poter interrogare il suo assassino, Luigi Sibilio, napoletano di 35 anni che dopo l’omicidio si è ferito all’addome nel tentativo di uccidersi. L’uomo, accusato di omicidio premeditato, è ricoverato in ospedale ma fuori pericolo (da domani potrà rispondere alle domande degli investigatori). Intanto la famiglia della donna uccisa vuole giustizia, ma soprattutto verità. «Natasha era una donna di 45 anni, con due figli grandi, un matrimonio archiviato alle spalle e un lavoro -dice Marianna - aveva i piedi per terra e non voleva una relazione stabile, ma lui non si voleva rassegnare, la tempestava di messaggi». Saranno i carabinieri a stabilire se i due si fossero visti recentemente, e a valutare il grado di premeditazione dell’omicidio anche dal contenuto dei messaggi che lui le ha mandato negli ultimi tempi. Sembra che Natasha e Luigi si fossero conosciuti mesi fa in un bar. Lui stato rapito dai grandi occhi neri e dal fascino di quella donna bella e matura. L’interesse però era a senso unico e lui sembrava essersi rassegnato. Tanto che cinque mesi fa se ne era andato dalla casa di Loreggia, dove abitava stabilmente da anni, per andare a Napoli dai suoi. Da quindici gironi però era tornato nell’Alta padovana per riallacciare i rapporti con la donna che non riusciva a dimenticare. Dormiva in un B&B a Massanzago, dove aveva raccontato di essere tornato per fare degli esami medici, e di non poter tornare a Loreggia perché gli operai gli stavano ristrutturando casa. Lo andavano a prendere ogni giorno in auto dei conoscenti che lui definiva colleghi, anche se il lavoro di pizzaiolo che faceva mesi fa lo aveva lasciato quando era tornato a Napoli.
Anche giovedì si è fatto accompagnare da un amico davanti alla scuola dove lavorava Natasha. Ai carabinieri l’amico ha raccontato che Sibilio gli aveva chiesto solo un passaggio, e di non sapere nulla del suo piano omicida. «Proprio giovedì dovevo darle un regalo - ricorda ancora Marianna - mi sono sposata da poco mia sorella mi aveva chiesto una foto del matrimonio, dovevamo vederci dopo il lavoro, invece mi ha chiamato mio padre sconvolto perché l’avevano ammazzata...». E mentre la giustizia farà il suo corso, Natasha diventa l’ennesima croce nel cimitero delle donne uccise da uomini che non conoscono il senso della parola amore. E della parola libertà.
Marianna Natasha era una donna coi piedi per terra, lui era troppo giovane