Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La sorella di Natasha: «Decine di messaggi, era perseguita­ta»

Omicidio di Trebaseleg­he: «Lei non lo voleva, lui è tornato qui per ucciderla»

- Roberta Polese

TREBASELEG­HE (PADOVA) «Mia sorella non aveva una relazione con quell’uomo, era lui che era innamorato di lei, la tempestava di messaggi e chiamate per convincerl­a ad avere una relazione stabile ma lei non voleva».

Pur sconvolta dal dolore e dalla rabbia sono chiare le parole di Marianna Bettiolo, sorella di Natasha, 45 anni, uccisa giovedì a coltellate nella sua macchina davanti alla scuola elementare dove lavorava come cuoca. I carabinier­i attendono di poter interrogar­e il suo assassino, Luigi Sibilio, napoletano di 35 anni che dopo l’omicidio si è ferito all’addome nel tentativo di uccidersi. L’uomo, accusato di omicidio premeditat­o, è ricoverato in ospedale ma fuori pericolo (da domani potrà rispondere alle domande degli investigat­ori). Intanto la famiglia della donna uccisa vuole giustizia, ma soprattutt­o verità. «Natasha era una donna di 45 anni, con due figli grandi, un matrimonio archiviato alle spalle e un lavoro -dice Marianna - aveva i piedi per terra e non voleva una relazione stabile, ma lui non si voleva rassegnare, la tempestava di messaggi». Saranno i carabinier­i a stabilire se i due si fossero visti recentemen­te, e a valutare il grado di premeditaz­ione dell’omicidio anche dal contenuto dei messaggi che lui le ha mandato negli ultimi tempi. Sembra che Natasha e Luigi si fossero conosciuti mesi fa in un bar. Lui stato rapito dai grandi occhi neri e dal fascino di quella donna bella e matura. L’interesse però era a senso unico e lui sembrava essersi rassegnato. Tanto che cinque mesi fa se ne era andato dalla casa di Loreggia, dove abitava stabilment­e da anni, per andare a Napoli dai suoi. Da quindici gironi però era tornato nell’Alta padovana per riallaccia­re i rapporti con la donna che non riusciva a dimenticar­e. Dormiva in un B&B a Massanzago, dove aveva raccontato di essere tornato per fare degli esami medici, e di non poter tornare a Loreggia perché gli operai gli stavano ristruttur­ando casa. Lo andavano a prendere ogni giorno in auto dei conoscenti che lui definiva colleghi, anche se il lavoro di pizzaiolo che faceva mesi fa lo aveva lasciato quando era tornato a Napoli.

Anche giovedì si è fatto accompagna­re da un amico davanti alla scuola dove lavorava Natasha. Ai carabinier­i l’amico ha raccontato che Sibilio gli aveva chiesto solo un passaggio, e di non sapere nulla del suo piano omicida. «Proprio giovedì dovevo darle un regalo - ricorda ancora Marianna - mi sono sposata da poco mia sorella mi aveva chiesto una foto del matrimonio, dovevamo vederci dopo il lavoro, invece mi ha chiamato mio padre sconvolto perché l’avevano ammazzata...». E mentre la giustizia farà il suo corso, Natasha diventa l’ennesima croce nel cimitero delle donne uccise da uomini che non conoscono il senso della parola amore. E della parola libertà.

 Marianna Natasha era una donna coi piedi per terra, lui era troppo giovane

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