Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ex popolari e governo a Bruxelles
Oggi vertice decisivo. E Padoan: un disegno per farle fallire? No comment, stiamo facendo progressi
VENEZIA Summit decisivo oggi a Bruxelles fra la direzione generale della concorrenza dell’Ue, il ministero del Tesoro e i vertici delle due ex Popolari dopo il diktat dell’Europa che chiede un altro miliardo di capitale privato. E dopo l’allarme del sottosegretario Baretta («c’è qualcuno che vuol far fallire le banche venete»), è intervenuto Padoan che ha assicurato: «Stiamo facendo progressi».
VENEZIA I rischi di fallimento? «Posso garantire che stiamo lavorando e facendo progressi». La dichiarazione, ieri a Bruxelles, è del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dopo la riunione dei ministri dell’economia Ue. Parole che suonano come impegnative, pronunciate alla vigilia del vertice a tre, oggi pomeriggio a Bruxelles, tra gli amministratori delegati di Popolare Vicenza e Veneto Banca, Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, con i rappresentanti del Tesoro, e i funzionari della direzione concorrenza Ue. Vertice atteso come decisivo per dirimere la questione degli ulteriori 800mille milioni di capitale privato, oltre gli 1,6 già previsti tra l’acconto da 940 di Atlante e i 700 di conversione dei bond, che l’Ue ha improvvisamente preteso la scorsa settimana, sul totale dei 6,4 indicati da Bce per ricapitalizzare le due ex popolari venete, per dare il via libera al piano.
Una richiesta che ha spiazzato banche e governo e che rischia di esser la pietra d’inciampo che fa deragliare l’aumento di capitale chiesto a marzo, con la fusione tra le due banche come base del rilancio. E con il Fondo Atlante che ha già detto che non metterà altri soldi e quello Interbancario di tutela dei depositanti che ha già declinato l’invito ad intervenire, non si vede quali altri privati si possano tirare in partita. Le opzioni reali, per il Tesoro, paiono essere due: o si fa la faccia dura, puntando a far ritirare all’Europa la richiesta, o bisogna attrezzarsi per tornare dalle grandi banche socie di Atlante a chiedere un intervento-bis a fianco dello Stato, dopo i 3,5 miliardi già iniettati l’anno scorso e in gran parte bruciati.
A meno che il quadro non sia ancor più complicato. Se la richiesta dei privati è giustificata con le perdite prevedibili che arriveranno con le classificazioni ancor più restrittive dei crediti e la pretesa di coprire in via preventiva le perdite che si determinerebbero con la vendita dei 9 miliardi di euro di sofferenze lorde, dall’altro lato si fa largo intorno alle due venete un’altra interpretazione. Che Ue e Bce non riescano a fidarsi fino in fondo di una fusione e di un piano di ristrutturazione rischioso affidato solo allo Stato, senza che un partner privato metta i suoi soldi sul rilancio e sia perciò determinato a rimettere in piedi la banca frutto della fusione, evitando il rischio di ritrovarsi in breve punto e a capo. Ma se così è, l’opzione costringerebbe Stato e banche a cercarsi, su una strada tutta in salita, un partner vero disposto a giocare una partita rischiosa.
Si vedrà oggi. Alla vigilia Padoan ha distillato ancora tranquillità. Rispetto ai rischi della risoluzione, entro un disegno che di fatto lo sta favorendo anche in Veneto, espresso sul
Corriere del Veneto dal sottosegretario Pier Paolo Baretta. «Non commento voci che hanno a che fare con banche per ovvie ragioni. Ma posso garantire che stiamo lavorando e facendo progressi nel pieno rispetto delle regole - ha sostenuto Padoan -. Si tratta di mettere tutti intorno a un tavolo e trovare un’intesa».
Di certo la situazione resta complicata e il passaggio di oggi rischioso. La tentazione per l’Ue di far scattare la risoluzione, anche nella versione della liquidazione di una delle due banche (e a rischiare, dicono i rumors, sarebbe in questo caso Veneto Banca), è tutt’altro che superata. Lo mostrano anche le indiscrezioni, ieri in un articolo del Financial Times che dà per chiusa positivamente la vicenda Mps , al contrario delle venete. Il governo è convinto di riuscire a portare a casa il risultato. In ogni caso, dopo il vertice di oggi, gli Ad Viola e Carrus faranno scattare in serata la prima informativa ai cda, già convocati poi martedì prossimo. E non si escludono, come soluzione estrema, dimissioni al vertice di fronte ad una soluzione positiva che continuasse a non arrivare, mentre il tempo passa, bruciando le possibilità di recupero .
Intanto, mentre pare sgonfiarsi la questione della tassabilità di rimborsi, la grana delle multe Consob per 9 milioni di Bpvi crea problemi anche fuori Vicenza. Succede dopo che l’Authority ha pubblicato l’altra sera la quinta delle sei multe, per 3 milioni di euro, stavolta a cda, manager e sindaci per la vendita nel periodo 2014-2015 di azioni. Tra i manager multati, c’è anche Claudio Giacon, all’epoca responsabile della direzione regionale Veneto occidentale e ora direttore generale del Credito Trevigiano di Vedelago. Per lui 130 mila euro di multa e soprattutto il riconoscimento del comportamento doloso e la perdita dei requisiti di onorabilità per cinque mesi. Una grana che in qualche modo andrà affrontata.