Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dolomiti, lite tra le valli: terzo progetto per il treno
Ora i sindaci vogliono un tunnel sotto l’Antelao: così tutti d’accordo
BELLUNO Valle del Boite per collegare Calalzo a Cortina passando per San Vito? O val d’Ansiei, per far affacciare i turisti alla Perla delle Dolomiti con vista spettacolare sulle Tre Cime? Il treno delle Dolomiti ha fatto litigare le due valli, desiderose di accaparrarsi un boccone di quella «cura del ferro» promessa dal ministro Delrio. E come spesso accade, tra i due litiganti spunta il terzo. Che è un tracciato disegnato a mano libera dai sindaci e fa sintesi degli altri due.
CALALZO DI CADORE (BELLUNO) Il braccio di ferro si è trasformato in una stretta di mano, ma ognuno rivendicherà comunque un pezzetto della grande occasione: di fronte alle due ipotesi progettuali per il «Treno delle Dolomiti» presentate dalla Regione, i sindaci del Cadore hanno optato per una terza via. Nella visione del governatore Luca Zaia, entro dieci o quindici anni la stazione di Calalzo non dovrebbe essere più il capolinea di una ferrovia su cui ancora oggi corrono i treni a gasolio, ma la porta per il collegamento con Cortina e l’Alto Adige su treni elettrici o addirittura a idrogeno.
Due le opzioni prospettate dalla Regione: il passaggio per la valle del Boite (richiamando la vecchia ferrovia Calalzo-Cortina, dismessa nel 1964 e oggi interrata e sostituita da una ciclabile) o per la val d’Ansiei (ai piedi delle Tre Cime e più vicina a un territorio poco collegato come il Comelico). La prima ipotesi traccia un percorso di 33 chilometri da percorrere in 40 minuti passando per le stazioni di Valle di Cadore, Vodo, Borca e San Vito, per un costo che partirebbe dai 710 milioni. Costerebbe almeno 745 milioni, invece, la ferrovia da 48 chilometri che toccherebbe le stazioni di Domegge, Lozzo, Cima Gogna, Auronzo, Tre Cime e località San Marco, prima di raggiungere Cortina con un tunnel lungo quasi 9 chilometri. Questo tracciato si percorrerebbe in 58 minuti.
I sindaci del Cadore, però, vogliono il treno in entrambe le valli. Di fronte alla «cura del ferro» promossa dal ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, tutti si sentono malati. Tutti i Comuni vogliono un cucchiaio di quella che viene avvertita come una medicina miracolosa per il territorio (che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe anche non arrivare mai). Così, nella serata di giovedì, i sindaci del Cadore hanno approvato una controproposta da portare sul tavolo dell’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti: un tracciato che segua l’ipotesi progettuale della val d’Ansiei fino a Auronzo di Cadore, per poi raggiungere San Vito, che si trova nella vallata opposta, con un tunnel. In questo modo, i turisti vedrebbero entrambe le valli nel loro viaggio verso Cortina.
«Chi pensava che ancora una volta questo territorio si sarebbe presentato diviso mettendo a rischio la stessa realizzazione di un’opera così necessaria per il Cadore e l’intera provincia di Belluno è stato smentito», ha dichiarato Renzo Bortolot, presidente della Magnifica Comunità di Cadore, a margine della riunione che ha varato la terza ipotesi progettuale.
Il percorso, però, non è stato facile. Qualche giorno prima della presentazione delle due idee di progetto da parte della Regione, i sindaci della val d’Ansiei si erano già organizzati per rivendicare il passaggio del treno nei loro territori, spalleggiati dall’Unione montana Comelico-Sappada. Poi, avevano fatto un passo indietro per consentire anche ai colleghi della valle del Boite di organizzarsi.
Un tentativo di distensione a seguito del quale i primi cittadini dell’altra valle avevano risposto portando acqua al proprio mulino, nello specifico rispolverando il Piano di coordinamento provinciale del 2007, che prevede il collegamento ferroviario proprio attraverso la valle del Boite. Alla fine, si è trovata una proposta ibrida, con costi ancora da individuare. Non si sa ancora cosa ne pensi la Regione, soggetto promotore del piano di sviluppo ferroviario, ma entro l’inverno si dovrebbe arrivare a una decisione.
Bortolot Smentito chi diceva che il territorio avrebbe messo a rischio la costruzione dell’opera