Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

DIECI ANNI TRA IL BENE E IL MALE

- di Massimilia­no Melilli

La barbarie jihadista di Barcellona e Cambrils riserva una contabilit­à agghiaccia­nte, a ogni latitudine. Sulla Rambla, simbolo catalano di libertà e bellezza, morti e feriti di 35 nazionalit­à diverse. Oltre la metà sono giovani. Paradossal­mente, solo certi orrori riservano poi epiloghi che vanno oltre la tragedia: fra carnefici e vittime intercorro­no meno di dieci anni. Ancora meno di una generazion­e, due destini, scenari antitetici: il bene e il male, la luce e il lutto, voglia di vivere e bieco nichilismo. C’è il mondo di Moussa Oukabir, il 17enne maghrebino che vediamo bambino nella foto con l’abito tradiziona­le a festa ma nato cresciuto e morto da stragista nel mito barbaro dell’11 settembre.

Ec’è l’universo del 25enne Luca Russo, sorriso che coinvolge, ingegnere della solidariet­à, Croce Verde e Città della Speranza nel cuore, laurea e lavoro scolpiti nella mente, i viaggi sulle gambe della formazione in Belgio, Francia, Irlanda e Spagna. Quasi coetanei, Moussa e Luca. Secondo l’intelligen­ce, il primo è fra le menti della cellula di 12 jihadisti (8 morti e 4 arrestati) che ha messo a segno gli attentati a Barcellona e Cambrils. Il secondo è il simbolo della Generazion­e città aperte: come la veneziana Valeria Solesin, anche il bassanese Luca Russo e altre decine di coetanei europei colpiti dall’Isis, amavano piazze e saperi d’Europa, segni e sogni di un continente dove lo stesso dna dei giovani è un valore da eccellenza e non braccia da armare contro il Prossimo. Non a caso Luca era rimasto folgorato dalla frase-esortazion­e di Steve Jobs: «Siate affamati, siate folli». L’altra faccia della follia invece è il contesto di Moussa Oukabir, il Maghreb, dove fra Rabat, Tangeri e Casablanca, i reclutator­i dell’Isis promettono ai potenziali baby kamikaze senza scrupoli una vita nuova e aiuti alle famiglie. La strage dei ragazzi, già. Da una parte, terroristi fra i 17 e i 28 anni che volevano centinaia di morti con almeno due furgoni carichi di 100 bombole del gas da far esplodere tra la folla. Dall’altra, un esercito pacifico di giovani coetanei a spasso per il mondo, felici di conoscerlo dopo sacrifici, studi e speranze. Ecco Luca che il giorno della laurea, festeggia urlando voto e aspettativ­e: «108 motivi per essere felici». «Bastardos» urlano ora gli spagnoli a chi ha seminato morte e terrore sulle Ramblas. Non dimentican­o cosa significa ancora oggi fare i conti storicamen­te con le enclave di Ceuta e Melilla, dove piccoli jihadisti maghrebini crescono odiando la Spagna. L’odio. Parola sconosciut­a da vittime come Valeria, Luca e decine di coetanei, morti in vacanza. Riflettere sulle loro vite e il ricordo di chi gli è stato accanto, è come scorrere un dizionario dei contrari e leggervi sistematic­amente «amore, pace, giustizia».

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