Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Qui hanno travolto i due ragazzi, ricordo i loro volti»
Sul luogo in cui Luca e Marta sono stati colpiti dalla furia omicida, 48 ore dopo
Ituristi passeggiano tranquilli, c’è chi prende uno zumo, il tradizionale succo di frutta del Mercato de La Boqueria, altri entrano e escono dai negozi. Sembra tutto normale a Barcellona finché gli occhi non vanno ai fiori, ai biglietti, alle candele lasciati nei luoghi della strage.
BARCELLONA I turisti passeggiano tranquilli, gli autobus dall’aeroporto arrivano al terminal, c’è chi prende uno zumo, il classico succo di frutta che si compra al Mercato de La Boqueria, altri entrano ed escono dai negozi. Sembra tutto normale su La Rambla di Barcellona finché gli occhi non vanno alle ghirlande di fiori, ai biglietti, alle candele accese e ai messaggi lasciati sui luoghi in cui hanno perso la vita le quattordici persone che giovedì sono state uccise dal furgone che le ha travolte. C’è chi prega e porta una rosa, chi in silenzio legge i messaggi, alcune ragazze con dei cartelli offrono conforto con un abbraccio.
Venerdì mattina verso le otto c’era un silenzio spettrale in una delle zone turistiche più frequentate della città catalana. Il peso dei fatti successi era ancora vivo nella memoria di chi li aveva vissuti. Dopo la manifestazione che si è svolta nel primo pomeriggio l’atmosfera è cambiata. Un corteo di almeno 100mila persone è partito da Plaza Catalunya ed ha attraversato La Rambla al grido «No Tinc por!» che in catalano vuol dire «Io non ho paura!». Da quel momento in poi è come se Barcellona avesse deciso di reagire ad un atto terroristico che l’ha colpita al cuore. Nonostante i fatti terribili di giovedì oggi la città ha ricominciato a vivere.
«Non è facile ma non possiamo fermarci e darla vinta a chi ci vuole impauriti - dice Vanessa che ha un chiosco su La Rambla – quando sono tornata al lavoro mi sembrava tutto irreale, rivedevo le persone a terra ferite di fronte a me. Ho molta rabbia per quello che è successo ma è giusto reagire. Ci sentiamo sicuri, c’è molta polizia e tutti sono stati molto solidali con noi e con chi ha vissuto quei momenti».
Da Placa Catalunya lungo tutta La Rambla, l’atmosfera che si respira è quella di un’infinita processione. C’è molto rispetto nel ricordare i feriti e chi ha perso la vita. «Non è la stessa Rambla – racconta Laia, responsabile de l’Oficina De Turismo al numero 120 – normalmente c’è molto più caos, gente che beve e fa festa. Oggi invece è diverso. Nonostante l’affluenza le persone parlano quasi sottovoce, c’è molta consapevolezza e rispetto. Io lavoro e abito qui vicino ed è bello vedere come Barcellona sta reagendo. Noi catalani siamo forti e non ci facciamo abbattere. Molti miei amici sono rimasti feriti, altri hanno parenti che non ce l’hanno fatta e, nonostante l’enorme tristezza, sono tutti positivi. Fatti così non devono portare odio ma solidarietà e unione».
All’altezza della fermata della metro di Liceu un cordone di persone sta stretto e si abbraccia attorno a una distesa di fiori e alla scritta Pray for Barcelona. È proprio lì vicino che il furgone ha straziato le vite di Luca e Marta. «E’ terribile ricordare quello che visto, i corpi a terra, le urla- Juan giovedì era a lavoro proprio nel chiosco davanti a dove i due ragazzi sono stati colpiti – non dimenticherò mai le facce delle persone che erano a terra ferite. Come potrei? Tornare qui è molto doloroso ma la vita deve proseguire, dobbiamo essere forti e uniti. Io prima di venire qui a Barcellona abitavo a Madrid. Ho vissuto tutto il clima di terrore fomentato dall’ETA (l’organizzazione armata terroristica basco-nazionalista separatista, ndr). Mi sembra di rivivere quel periodo. L’unica soluzione è guardare avanti senza dimenticare».
Sono molti i messaggi di solidarietà lasciati sui negozi con dei biglietti colorati. Laura e Michelle sono francesi. «Non eravamo qui in quei momenti ma siamo qui ora ad offrire la nostra solidarietà. Un messaggio scritto non è molto ma ci tenevamo ad essere vicine agli abitanti di Barcellona». Nel frattempo Maria sta scrivendo «Ni miedo, ni odio». «E’ importante che tutto questo non generi altro rancore - ci tiene a dire – ieri c’è stato un momento in cui un gruppo di manifestanti ha cominciato ad urlare “Fora! Fora!” con bandiere che portavano messaggi razzisti. Penso sia di cattivo gusto usare la politica in questi momenti, il messaggio dev’essere di solidarietà e unione. Facciamo in modo che l’odio non generi altro odio».