Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«LUI È MORTO» MARTA SCOPPIA A PIANGERE
Il padre del ragazzo ucciso dai terroristi e gli zii ieri mattina le hanno detto la verità. «Ma lei non ricorda quasi nulla» La visita dei reali di Spagna e della sindaca di Barcellona
Ieri il padre di Luca Russo, assieme agli zii e alla madre di Marta Scomazzon, hanno detto alla ragazza che il fidanzato è morto.
BARCELLONA «Luca non c’è più». Conta solo questo, per il papà del ragazzo e per la giovane fidanzata Marta, che ieri mattina lo stava a sentire distesa sul letto dell’ospedale. Piangendo, in silenzio.
Le pareti della stanza, così come quelle di tutto il reparto riservato alle urgenze, sono dipinte di un giallo sgargiante ma che appena si intravede nella luce bassa. La penombra serve a non disturbare il sonno di Marta Scomazzon, la fidanzata di Luca Russo, il giovane ingegnere di Bassano del Grappa rimasto ucciso nell’attentato che giovedì, nel centro pulsante di Barcellona, le Ramblas, ha falciato la vita di tredici persone, per la maggior parte turisti di passaggio nella capitale catalana per le vacanze estive.
Ieri mattina, nel sua camera all’Hospital del Mar, dove è ricoverata dalla sera dell’attacco, si è svegliata circondata dalla madre Roberta, dalla zia e dallo zio. Insieme a loro c’è anche Simone Russo, il papà di Luca, a Barcellona per portare a termine le necessarie pratiche di riconoscimento della salma, ma che non ha voluto lasciare per troppo tempo il capezzale della ragazza, il primo amore importante del figlio, la persona con la quale, dopo una laurea e un lavoro all’altezza delle sue ambizioni, era pronto a incamminarsi verso l’età adulta. Anche Marta era pronta: con quel ragazzo sorridente ed entusiasta, con cui stava da un anno e mezzo, progettava di andare a convivere, magari da ottobre, quando anche lei si sarebbe laureata in Scienze Politiche.
La vita a cui dovrà prepararsi Marta, però, sarà diversa. Fino a venerdì sera ancora non ne aveva la certezza, privata del telefonino dalla mamma, per evitare che continuasse a leggere notizie di Luca sul web. Ma ieri mattina non le si poteva più mentire né rimandare.
All’inizio, la famiglia e il papà di Luca hanno pensato di consultare degli psicologi per poi realizzare che sarebbe servito troppo tempo. E così, raccogliendo forze che forse nemmeno loro pensavano di avere, le hanno comunicato che il suo fidanzato non c’era più. Che quel furgone piombatole addosso mentre stava passeggiando nel centro di Barcellona, si era portato via Luca e il loro futuro così come lo avevano immaginato.
Non ci sono state parole, solo un pianto disperato per ciò che ancora le è impossibile da credere. «Non ricorda che cosa è successo, per via del trauma che sta vivendo» spiega la zia, perché mamma Roberta non se la sente di parlare, vuole solo stringere il braccio sano della figlia. L’altro è appeso a seguito di una frattura che ha riportato, insieme all’altra che interessa il piede. «Le immagini che ha nella mente sono quelle di lei sbalzata in un negozio al lato della via: l’avevano portata lì per prestarle i primi soccorsi».
Neanche Simone Russo riesce a raccontare il suo dolore: calmo solo in apparenza, si muove avanti e indietro davanti alla stanza di Marta, con in mano un tablet da cui cerca aggiornamenti. È sempre la zia della ragazza a ricostruire i fatti: il difficile compito di riconoscere Luca, lo ha atteso venerdì sera, quando il Consolato italiano lo ha accompagnato all’Istituto di medicina legale della Catalogna, dove sono state portate le vittime del pomeriggio di sangue sulle Ramblas. Non è riuscito a vedere il corpo, non ce l’ha fatta: ha riconosciuto gli effetti personali del figlio e ciò è bastato a metterlo di fronte alla realtà. «Sì, mio figlio è morto - è l’unica cosa che riesce a dire con la voce rotta - non ho altro da dire: i giornali hanno già detto tutto ciò che doveva essere detto e non c’è nulla da aggiungere, sarebbe solo pettegolezzo».
La mattinata di dolore è interrotta dall’arrivo dei sovrani di Spagna: Re Filippo VI e la moglie Letizia Ortiz hanno fatto visita alle persone rimaste ferite nell’attentato, ricoverate in tutti gli ospedali della città, e ai familiari delle vittime. I reali sono entrati nella stanza di Marta per un saluto e una parola di conforto, composta ma sentita, sincera, a lei e al padre di Luca. «Venerdì è venuta in visita anche Ada Colau, sindaca di Barcellona - aggiunge la zia - parla italiano, ci ha fatto sentire la sua vicinanza».
Il ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, è atteso per oggi a Barcellona. Ieri ha però telefonato alla sorella di Luca, Chiara, che ha diretto un appello alle istituzioni italiane ed europee: «Che mio fratello non diventi solo un numero tra tanti. Era una persona meravigliosa, non se lo merita: ho detto al ministro che deve cambiare qualcosa. Dobbiamo tutti essere liberi di viaggiare e l’Europa deve salvaguardare questo diritto».
Chiara, che ieri ha ricevuto la visita di Federico Sboarina, sindaco di Verona, città in cui vive con la madre e dove è tirocinante al Polo Confortini di Borgo Trento, ha poi ribadito la richiesta che gli organi di Luca vengano donati perché possa continuare a vivere.
La sorella Ho detto al ministro Alfano che deve cambiare qualcosa. Dobbiamo tutti essere liberi di viaggiare