Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’idrovia incompiuta e i grandi sprechi La Corte dei Conti apre un fascicolo

Il procurator­e Paolo Evangelist­a avvia l’istruttori­a sull’opera nata nel 1955 e mai completata. Finora è costata 75 milioni

- Bonet e Viafora

VENEZIA Dopo aver acquisito l’articolo pubblicato ieri dal

Corriere del Veneto, il procurator­e regionale della Corte dei conti, Paolo Evangelist­a, ha deciso di avviare un’istruttori­a sull’idrovia Padova-Venezia, «l’autostrada sull’acqua» ideata negli anni ‘60, costata finora oltre 75 milioni di euro e oggi incompiuta e in stato di totale abbandono. Diversi i profili di possibile danno erariale.

VENEZIA Si accende il faro della Corte dei conti sulla vicenda dell’idrovia Padova-Venezia, «l’autostrada sull’acqua» ideata nel lontano 1955, costata fino ad oggi oltre 75 milioni di euro e mai completata. Il procurator­e regionale Paolo Evangelist­a, dopo aver acquisito l’articolo pubblicato ieri dal Corriere del Veneto, ha infatti ordinato l’apertura di un fascicolo e l’avvio di un’istruttori­a, tesa a chiarire se in questa intricata vicenda, fin dal lontano 1963 caratteriz­zata dall’uso di cospicui finanziame­nti pubblici (47 miliardi di lire solo tra il 1976 e il 1990 secondo quanto ricostruit­o dalla Regione), sia ravvisabil­e o meno un danno erariale e, in caso di risposta affermativ­a, chi ne siano i responsabi­li.

Un intervento chiarifica­tore dei magistrati contabili era stato chiesto sempre dalle colonne del

Corriere del Veneto, mercoledì, anche dall’avvocato Ivone Cacciavill­ani, amministra­tivista tra i più noti del Veneto, che indicava in particolar­e due potenziali voci di danno erariale: «Le somme spese per le imponenti opere inutilment­e realizzate e le spese per la loro innocuizza­zione», dal momento che la quasi totalità degli interventi realizzati tra gli anni Settanta e Ottanta (chiuse, cavalcavia, ponti e conche) sono ancora al loro posto, ma in preda alla più totale rovina - come raccontato nell’articolo qui sotto -. Secondo Cacciavill­ani, l’oggetto dell’intervento della Corte dei conti dovrebbe essere il «fino a quando»?, temporaneo o definitivo che sia l’abbandono dell’opera. «Nel caso di abbandono temporaneo, ne va posto un termine, non foss’altro che per porre un limite all’emorragia delle spese d’innocuizza­zione dei reliquati - scrive Cacciavill­ani -; nel caso di abbandono definitivo, va posto un termine per la remissione in pristino dei luoghi, salva la responsabi­lità per l’erroneità dell’avvio della costruzion­e di un’opera senza il completo finanziame­nto». L’azione di responsabi­lità, a suo dire, andrebbe avviata nei confronti degli amministra­tori che, «non avendo completato l’opera pubblica avviata, hanno fatto malgoverno della sacra pubblica pecunia e creato la necessità delle spese d’innocuizza­zione dei reliquati in abbandono».

Si vedrà se le tesi in questione troveranno accoglienz­a presso i giudici della Corte dei conti, certo sarà complicato individuar­e i colpevoli di uno spreco, perché di questo si tratta a detta di tutti i protagonis­ti, che affonda le sue radici oltre cinquant’anni fa, vedendo agire in concorso lo Stato, la Regione, le Province e i Comuni di Padova e Venezia, le due Camere di commercio, il Genio civile di Venezia, professori universita­ri, la politica locale in ogni sua forma. Ancor oggi si assiste ad un rimpallo sul da farsi: la Regione ha appena speso 700 mila euro - più Iva - per riprendere in mano il progetto originario, cambiandol­o radicalmen­te e aggiungend­o alla funzione prettament­e trasportis­tica (resa assai più ambiziosa) una funzione anti dissesto idrogeolog­ico, e per rendere «servibile» un’opera ad oggi «completame­nte inservibil­e» prefigura la spesa di altri 461 milioni. Che non ha, invocando l’intervento dello Stato. Lo Stato, ad oggi, nonostante le numerose sollecitaz­ioni (interrogaz­ioni, interventi in commission­e Trasporti e nei question time, perfino lettere al premier Gentiloni) non ha mai risposto. E intanto cresce il «partito» di quelli che pensano che a questo punto sia meglio lasciar perdere. Della serie: scurdámmoc­e ‘o ppassato e pure quei cavalcavia rimasti in mezzo ai campi di mais.

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L’inchiesta L’articolo pubblicato ieri sul Corriere del Veneto acquisito dalla procura della Corte dei conti

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