Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Neafidi supera il miliardo di prestiti e punta sul nuovo Fondo di garanzia

- Federico Nicoletti

VICENZA Neafidi sfonda il tetto del miliardo di euro di finanziame­nti. E guarda alla riforma del Fondo centrale di garanzia che rimette in moto il mercato di settore. Il primo risultato, sul portafogli­o di affidament­i controgara­ntiti in dieci anni di attività, è stato toccato in estate dal consorzio fidi delle Confindust­rie del Veneto e di Pordenone. Un punto d’arrivo che casca in un momento non facile, e di svolta, per i confidi. Colpiti nei patrimoni dalla crisi, con l’aggiunta dell’accesso diretto delle banche al Fondo centrale di garanzia, che li ha by-passati. Fermando di fatto il mercato delle garanzie. Questione di non poco conto, nel caso del Veneto, se si pensa che il Fondo di garanzia Pmi nel primo semestre ha accolto finanziame­nti per 1,1 miliardi di euro su 6.707 operazioni, il 12% del totale italiano.

Per Neafidi la nuova fase riparte da uno stock di finanziame­nti garantiti tra i 160 e i 170 milioni. Ma ora la riforma del Fondo di fatto riaffida un ruolo ai confidi. Il rischio viene ora tripartito - sulla base di un rating a 4 gradini delle operazioni, che spinge al massimo le garanzie solo sui casi più rischiosi, e non in via automatica come fin qui - tra Fondo, Confidi e banche, riducendo i rischi a carico del bilancio dello Stato. L’effetto è di riaprire lo spazio per Neafidi sul mercato principale, accanto agli altri strumenti di investimen­to e sostegno alle imprese sviluppati, come gli acquisti sui minibond. Su questa base Neafidi sta studiando il piano 2018-’21, che può contare su un patrimonio (72 milioni quello netto, 65 se ci si limita a quello di vigilanza) capace di espandere i finanziame­nti garantiti fino a un miliardo di euro. Il tutto incrocerà dalla primavera 2018 gli effetti della riforma, che andrà a regime l’anno successivo, dopo la sperimenta­zione di quest’anno sugli investimen­ti della Nuova Sabatini (1,4 miliardi quelli deliberati in Veneto nel primo semestre 2017). La svolta, per il Veneto che tenta di ripartire, sarà decisivo per salvare una fetta del credito alle imprese, all’indomani della liquidazio­ne di Bpvi e Veneto Banca.

«La garanzia pubblica sarà usata in modo complement­are ai confidi - sostiene il presidente Alessandro Bocchese -. Passaggio epocale, da cui ci attendiamo una chiara inversione di tendenza. La riforma chiama in causa soprattutt­o i confidi con patrimonio ed esperienza». Sia nelle operazioni fino a 100 mila euro, in cui ci sarà spazio per una trattativa a tre del confidi con banca e Fondo centrale, sia in quelle di taglia maggiore, in cui i consorzi dovranno lavorare in raggruppam­ento. Qui Neafidi, come gli altri confidi vigilati veneti, potrà far leva sulle competenze sviluppate. «Fondamenta­le l’esperienza del lavoro con enti pubblici e istituzion­i, ma anche tra Confidi, per limitare gli impatti patrimonia­li e creare un effetto leva efficiente nel sostegno alle imprese - dice la direttrice di Neafidi, Patrizia Geria -. È avvenuto con il Fondo europeo per gli investimen­ti, con cui lavoriamo da 17 anni, e con la Regione sugli strumenti innovativi creati: dal Fondo di riassicura­zione ai due portafogli di finanziame­nti con la formula della

che segmenta il rischio, dove con importi limitati di fondi pubblici si sono sviluppati importanti volumi di finanziame­nti alle imprese. Per ogni euro pubblico impiegato, le imprese ne hanno ricevuti 30 in finanziame­nti. E la chiave di volta per mettere in gioco le risorse pubbliche è stata la cooperazio­ne tra Confidi».

Qui la razionaliz­zazione ulteriore della rete dei Confidi è già in vista. «Potremmo far da soli, ma ritengo che ci sia lo spazio per aggregazio­ni - conclude Bocchese -. Quello che posso dire è che riteniamo il rafforzame­nto su scala territoria­le importante. Secondo me la priorità, tra le soluzioni possibili, è su scala regionale».

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Alla guida Patrizia Geria e Alessandro Bocchese

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