Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Neafidi supera il miliardo di prestiti e punta sul nuovo Fondo di garanzia
VICENZA Neafidi sfonda il tetto del miliardo di euro di finanziamenti. E guarda alla riforma del Fondo centrale di garanzia che rimette in moto il mercato di settore. Il primo risultato, sul portafoglio di affidamenti controgarantiti in dieci anni di attività, è stato toccato in estate dal consorzio fidi delle Confindustrie del Veneto e di Pordenone. Un punto d’arrivo che casca in un momento non facile, e di svolta, per i confidi. Colpiti nei patrimoni dalla crisi, con l’aggiunta dell’accesso diretto delle banche al Fondo centrale di garanzia, che li ha by-passati. Fermando di fatto il mercato delle garanzie. Questione di non poco conto, nel caso del Veneto, se si pensa che il Fondo di garanzia Pmi nel primo semestre ha accolto finanziamenti per 1,1 miliardi di euro su 6.707 operazioni, il 12% del totale italiano.
Per Neafidi la nuova fase riparte da uno stock di finanziamenti garantiti tra i 160 e i 170 milioni. Ma ora la riforma del Fondo di fatto riaffida un ruolo ai confidi. Il rischio viene ora tripartito - sulla base di un rating a 4 gradini delle operazioni, che spinge al massimo le garanzie solo sui casi più rischiosi, e non in via automatica come fin qui - tra Fondo, Confidi e banche, riducendo i rischi a carico del bilancio dello Stato. L’effetto è di riaprire lo spazio per Neafidi sul mercato principale, accanto agli altri strumenti di investimento e sostegno alle imprese sviluppati, come gli acquisti sui minibond. Su questa base Neafidi sta studiando il piano 2018-’21, che può contare su un patrimonio (72 milioni quello netto, 65 se ci si limita a quello di vigilanza) capace di espandere i finanziamenti garantiti fino a un miliardo di euro. Il tutto incrocerà dalla primavera 2018 gli effetti della riforma, che andrà a regime l’anno successivo, dopo la sperimentazione di quest’anno sugli investimenti della Nuova Sabatini (1,4 miliardi quelli deliberati in Veneto nel primo semestre 2017). La svolta, per il Veneto che tenta di ripartire, sarà decisivo per salvare una fetta del credito alle imprese, all’indomani della liquidazione di Bpvi e Veneto Banca.
«La garanzia pubblica sarà usata in modo complementare ai confidi - sostiene il presidente Alessandro Bocchese -. Passaggio epocale, da cui ci attendiamo una chiara inversione di tendenza. La riforma chiama in causa soprattutto i confidi con patrimonio ed esperienza». Sia nelle operazioni fino a 100 mila euro, in cui ci sarà spazio per una trattativa a tre del confidi con banca e Fondo centrale, sia in quelle di taglia maggiore, in cui i consorzi dovranno lavorare in raggruppamento. Qui Neafidi, come gli altri confidi vigilati veneti, potrà far leva sulle competenze sviluppate. «Fondamentale l’esperienza del lavoro con enti pubblici e istituzioni, ma anche tra Confidi, per limitare gli impatti patrimoniali e creare un effetto leva efficiente nel sostegno alle imprese - dice la direttrice di Neafidi, Patrizia Geria -. È avvenuto con il Fondo europeo per gli investimenti, con cui lavoriamo da 17 anni, e con la Regione sugli strumenti innovativi creati: dal Fondo di riassicurazione ai due portafogli di finanziamenti con la formula della
che segmenta il rischio, dove con importi limitati di fondi pubblici si sono sviluppati importanti volumi di finanziamenti alle imprese. Per ogni euro pubblico impiegato, le imprese ne hanno ricevuti 30 in finanziamenti. E la chiave di volta per mettere in gioco le risorse pubbliche è stata la cooperazione tra Confidi».
Qui la razionalizzazione ulteriore della rete dei Confidi è già in vista. «Potremmo far da soli, ma ritengo che ci sia lo spazio per aggregazioni - conclude Bocchese -. Quello che posso dire è che riteniamo il rafforzamento su scala territoriale importante. Secondo me la priorità, tra le soluzioni possibili, è su scala regionale».