Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il M5s: «Matteoli condannato, ora si dimetta»
Resta presidente della commissione Lavori Pubblici al Senato l’ex ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, condannato giovedì per corruzione a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Le condizioni per la sospensione i la decadenza i sensi della legge Severino saranno eventualmente valutate dalla giunta per le elezioni e ma per il Movimento Cinque Stelle ci sono tutte le condizioni di opportunità politica per abbandonare Palazzo Madama. «Altero Matteoli si dimetta subito da presidente della Commissione Lavori pubblici del Senato - chiedono i senatori veneti pentastellati Enrico Cappelletti, Gianni Girotto e Giovanni Endrizzi - Seppur in primo grado, si tratta di una condanna grave, che getta un’ombra sull’operato dell’ex ministro su una vicenda che continua a mortificare il Veneto e Venezia. Crediamo sia una questione di opportunità politica e correttezza nei confronti dell’istituzione che presiede, in attesa di un giudizio definitivo da parte della magistratura».
Al netto di un futuribile ricorso in appello, Matteoli ha sempre avuto atteggiamenti cauti nei confronti e dimissioni altrui. Nella primavera del 2015 giudicò «eccessive» quelle dell’allora ministro alle Infrastrutture Murizio Lupi, travolto dall’inchiesta sulle grandi opere ma non indagato. E due anni prima, quando il deputato Pdl Riccardo Migliori fu indagato per traffico d’armi e rimise il mandato di coordinatore regionale della Toscana, Matteoli chiese all’allora segretario del partito Angelino Alfano di respingerle: «Il partito non può e non deve privarsi del suo contributo politico e ideale». Apprezzò, invece, quelle di Clemente Mastella che causarono la caduta dal governo Prodi nel 2008: «Un gesto che apprezziamo - disse sottolineiamo la sua dignità politica, il coraggio».