Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bpvi, associazioni «tentate» dal voto Via alle cause a Bankitalia e Consob In mille al palasport a Vicenza. Anche Intesa finisce nel mirino
Ex popolari, le associazioni fanno scattare le cause contro Bankitalia, Consob e Kpmg, e l’operazione per trasformare in massa i soci azzerati in creditori delle banche venete liquidate. E si fanno tentare dall’idea di presentarsi alle elezioni di primavera. Erano in più di mille, ieri mattina sulle gradinate del centro sportivo Palladio di Vicenza, i soci Bpvi all’assemblea convocata dall’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi». Un appuntamento che ha fatto riemergere dramma e ragioni dei vecchi soci di Popolare Vicenza e Veneto Banca, dopo il silenzio piombato per tutta l’estate sulla vicenda, a seguito dello choc del decreto di liquidazione del 25 giugno e il passaggio della parte «buona» a Intesa, che ha scompaginato il quadro di chi puntava sulle cause per riavere i soldi.
Sul parquet al leader di «Noi che», Luigi Ugone, fanno da ventaglio, seduti, l’avvocato Andrea Arman, del coordinamento don Torta, e lo stesso don Luigi.«Ugone ha dentro lo spirito di Cristo», dice il sacerdote in prima linea con i soci, prima di definire le «baciate» «Il bacio di Giuda». Ugone, passeggia in piedi, tra fogli e slide, microfono in mano, tirando le fila della mattina. Istrionico e teatrale, il tono che oscilla sapientemente tra l’ironia amara e la rabbia in crescendo, il merito indubbio di aver rotto il silenzio che grava sulla vicenda, inchioda per cinque ore i soci sui gradini.
Carte della procura mandate su un maxi-schermo, Ugone, con l’aiuto dei consulenti legali ed economici Andrea Filippini, Francesco Tornullo e Fabio Luciano, mostra i 40 milioni prestiti a Roma a Marchini, la folle operazione dell’hotel San Marco di Cortina che ha bruciato 20 milioni, i finanziamenti per 28 alla società dell’oro Vimet in bancarotta.
Poi si arriva al dunque. Ugone e i consulenti spiegano che il decreto di liquidazione ha azzerato le cause civili. «Due anni di lavoro buttati via. Un lavoro infame di copertura - tuona Ugone -. Il decreto è stato studiato per impedirci di riavere il maltolto. Ma non ci fermiamo».
L’analisi del decreto di giugno va in profondità,tra deroghe e illegittimità. E finisce per mettere nel mirino Intesa Sanpaolo. «Ha preso quello che voleva. E numeri alla mano i contribuenti hanno pagato per farle un regalo», dice Lugano. Scatta quasi un’obiezione:«A fronte delle manovre che sta facendo io dico di non firmare nulla - dice Arman -. Che ci notifichino tutto, facciamo vedere che non è onnipotente».
Sul fronte legale la linea è chiara. Le associazioni consigliano ai soci l’unica arma legale rimasta: insinuarsi tra i creditori delle liquidazioni. Facendo leva sui questionari Mifid falsati per vendere le azioni, o gli scavalchi nelle richieste di vendita. La richiesta di insinuazione si fa con una richiesta, anche cumulativa, inviata via Pec. I termini sono ancora al di là da scadere: il decreto di liquidazione del ministero del Tesoro è ancora da pubblicare. Se i commissari si oppongono, ci si deve rivolgere al tribunale fallimentare con un’opposizione allo stato passivo. Resta in ombra il nodo tempi. Il rischio che una liquidazione impieghi anni e anni per chiudersi, ritrovandosi, da creditori non privilegiati, con nulla in mano. Ma oggettivamente è l’unica strada legale. «È obbligatorio fare l’istanza. Anche per far intervenire la politica», dice Arman. L’altra strada che si apre, e che le associazioni sono intenzionate a battere, sono le cause civili contro Bankitalia, Consob e i revisori di Bpvi Kpmg, per i mancati controlli.
E poi c’è la politica. Le elezioni parlamentari già in vista. Scadenza doppia, a Vicenza, con l’elezione del sindaco. Al Palasport arrivano prima il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, e il sindaco di Vicenza, Achille Variati. D’accordo nel censurare come inutile la commissione d’inchiesta appena varata. Variati promette come presidente dell’Upi un emendamento al Bilancio statale 2018 per risarcire in qualche modo i soci. «Dobbiamo far pesare i nostri voti. Il sottosegretario Baretta ha già pronta la valigia», dice Ugone. Il passo possibile è chiaro. «Lanciamo il nostro movimento politico, ti candidiamo», dice un attivista alzandosi in piedi, rivolto a Ugone. «Porta sfortuna a qualcun altro - è la replica -. Io in politica zero». Si vedrà se è l’ultima parola.