Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Hayez e Canova All’Accademia l’800 veneziano
Una mostra ricorda i 200 anni dalla fondazione delle Gallerie dell’Accademia Nove sezioni e 130 opere, fra le quali spicca la «Musa Polimnia» dello scultore
Èritratto, a mezza figura, accanto a un marmo antico, secondo i canoni della ritrattistica settecentesca. Benché antico non fosse. È il busto di Beatrice scolpito per lui dal Canova, ed è poggiato su due volumi di Winckelmann e d’Agincourt, chiaro riferimento alla sua Storia della scultura. L’illustre effigiato è il conte Leopoldo Cicognara, per opera di Ludovico Lipparini, pittore bolognese trasferitosi a Venezia per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Dal dipinto (del 1825) traspare l’eclettica personalità di Cicognara, presidente di quell’accademia, teorico, conservatore delle raccolte pubbliche della città lagunare e fine intellettuale che rivestì un importante ruolo nella storia della Serenissima, regista di una rivincita nel campo dell’arte in un momento di sconfitta politica-economica della città.
Il racconto del vivace capitolo è nella mostra «Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia», a cura di Fernando Mazzocca, Paola Marini, Roberto De Feo, da oggi al 2 aprile 2018 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, esposizione - promossa da Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e Gallerie dell’Accademia di Venezia, organizzata da Venezia Accademia con Civita Tre Venezie, Electa, Marsilio, Verona 83 ( catalogo Marsilio/Electa) - per il bicentenario del museo delle Gallerie: «La mostra - marca Cesare De Michelis, presidente di Marsilio Editori - narra la grande prova d’orgoglio di Venezia nel momento più difficile e malinconico». Di fianco al ritratto del Lipparini un busto canoviano di Beatrice simile a quello che appare nel dipinto, andato perduto. Cicognara e Canova, due menti per dare vita alle Gallerie, un museo di rilievo internazionale, capace di valorizzare lo straordinario patrimonio artistico della Serenissima, promuovendo al tempo stesso l’arte contemporanea. E qui s’inserisce la figura del talentuoso Francesco Hayez, perfetta incarnazione dello spirito primo Ottocento.
La mostra presenta 130 opere e nove sezioni tematiche, partendo dal ritorno a Venezia nel 1815 – grazie a una campagna di Canova e Cicognara fatta propria dagli Asburgo – degli iconici quattro cavalli di San Marco, sottratti nel 1798 dall’Esercito di Napoleone. Il coup de théâtre è la riunione, dopo 200 anni, dei manufatti inviati nel 1818 alla corte di Vienna per il quarto matrimonio dell’imperatore Francesco I, noti come l’«Omaggio delle Provincie Venete»: una magni
fica sala dalle pareti verdi con dipinti, gruppi scultorei, due are e uno strepitoso tavolo ricoperto da vetri di Murano, in cui spicca la Musa Polimnia di Canova (dall’Hofburg Vienna), in origine immaginata per ritrarre Elisa Bonaparte Baciocchi, granduchessa di Toscana, nelle vesti di musa della danza. L’artista tuttavia la terminò nel 1815, quando le fortune di casa Bonaparte erano tramontate. Alla scultura venne cambiato il volto, con tratti idealizzati. Opera dalle travagliate vicende, che la nipote della Principessa Sissi cederà nel ‘43 a Hitler per il suo museo a Linz. Ritrovata dagli americani, è poi tornata proprietà dello Stato austriaco. Nel percorso una rievocazione dell’acquisizione dei disegni di Leonardo (tra cui l’Uomo vitruviano) e Raffaello dalla collezione di Giuseppe Bossi, ad arricchire il patrimonio del museo; i maestri e allievi dell’Accademia; e un omaggio a Lord Byron: «la sua presenza a Venezia negli anni 1816-19 – spiega Fernando Mazzocca - rilanciò i salotti e la mondanità. Byron ha creato quel mito decadente che tuttora sopravvive».
Il finale è riservato alla morte di Canova nel 1822; e ad Hayez e il suo approdo al Romanticismo. «La mostra (costata 850mila euro) - afferma Paola Marini, direttrice delle Gallerie - accompagnerà i festeggiamenti per il bicentenario del museo, che sta lavorando per la mostra sul Tintoretto e sta pensando a una rassegna su Leonardo. Previste acquisizioni, tra cui La Fede del Vasari e disegni di Hayez».