Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Renato l’ho invitato io ha dato più lui al Veneto che i politici di oggi»

- Ma. Bo.

VENEZIA «Renato Chisso l’ho invitato io. È un mio amico, un amico di mio padre e un amico di Forza Italia. Nessun imbarazzo anzi, la sua presenza mi ha fatto molto piacere».

Silvia Pasinato è la figlia di Antonio, ex senatore di Forza Italia, per 15 anni sindaco di Cassola, piccolo Comune alle porte di Bassano. Quando lui decise di lasciare, nel 2009, venne eletta lei, che nel 2014 ha tentato il bis, senza fortuna. Ora è alla testa dell’associazio­ne «Veneto in Movimento» ed è in questa veste che martedì sera, all’Hotel Glamour di Cassola, ha organizzat­o il convegno «Come si sta muovendo il Veneto, tra infrastrut­ture, realtà economica e problemi sociali?», aperto dal segretario della Cgia di Mestre Renato Mason. Una serata a cui ha preso parte, tra il pubblico, l’ex assessore regionale alle Infrastrut­ture Renato Chisso, che ha patteggiat­o 2 anni e 6 mesi nell’ambito dell’inchiesta sul Mose ed ora è finito al centro di una «questione morale» in Forza Italia, con l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan che minaccia di lasciare il partito se lui non verrà messo alla porta per sempre.

Pasinato, ha scatenato un putiferio...

«Intanto chiariamo un punto: non c’è stata alcuna ovazione o acclamazio­ne per Chisso, come ho letto. L’applauso c’è stato, come di consuetudi­ne e come vuole la buona educazione, al termine del mio intervento, in cui in effetti l’avevo citato».

A che proposito?

«Ho ricordato lo straordina­rio successo della convenzion­e Cav del 2009, firmata da lui mica da altri, e sottolinea­to come le intese Stato-Regione, quando lui era a Palazzo Balbi, fossero assai più “pesanti” per il Veneto, con investimen­ti decisament­e più consistent­i di quelli che vediamo oggi».

Insomma, si stava meglio quando si stava peggio.

«Mi pare sotto gli occhi di tutti che gli unici investimen­ti fatti nel settore dei trasporti e delle infrastrut­ture in Veneto sono stati fatti quando c’era Chisso assessore».

La vicenda Mose non ha cambiato nulla?

«La vicenda giudiziari­a riguarda soltanto Chisso e i suoi avvocati, io non voglio entrarci. E comunque ora è conclusa, stiamo parlando di un libero cittadino che ha saldato il suo conto con la giustizia. A me interessa il giudizio sul politico».

I due aspetti si possono scindere?

«Abbiamo lavorato insieme su molti progetti e non dimentichi­amo tutte le risorse che ha portato negli anni sul territorio, dandoci una grande mano. Questo non si cancella. L’ho invitato proprio perché so che questi temi, le infrastrut­ture, i trasporti, gli stanno ancora molto a cuore».

Lei non crede che Forza Italia possa essere danneggiat­a dal ritorno di Chisso sotto le sue bandiere?

«Non mi pare che la Lega stia patendo chissà quale calo di consensi per i guai di Bossi... Guardi sa chi danneggia davvero Forza Italia, in Veneto? Chi ricopre cariche istituzion­ali senza riuscire a dare risposte al territorio, chi ha permesso che il Veneto perdesse tutto il peso politico conquistat­o negli anni. Rispetto ai tempi di Galan e Chisso il livello della politica è caduto in basso, direi precipitat­o».

Secondo lei l’ex assessore dovrebbe ricandidar­si?

«Su questo ha detto lui per primo, al vostro giornale, parole chiare: non ne ha alcuna intenzione e la sua scelta, assolutame­nte personale, va rispettata. Senza contare che è la legge Severino a regolare questi casi. Ma se mi chiede una valutazion­e generale, diciamo “di principio”, ebbene no, io non vedrei alcun problema se lui volesse tornare in politica mettendoci la faccia, con una candidatur­a. Qualcuno s’indigna? Amen, è affar suo».

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