Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le Metamorfos­i contempora­nee

Al Malibran in scena «Eccessivo è il dolor quand’egli è muto» e «Cefalo e Procri»

- Orsola Bollettini

Un doppio battesimo per il giovane regista Valentino Villa, che Venezia aspetta per Eccessivo è il dolor, quand’egli è muto e Cefalo e Procri da venerdì sera (ore 19.00, Teatro Malibran, in replica l’1, 3, 5 e 7 ottobre). «Per la prima volta affronto una regia d’opera -commenta Villa-, con un dittico di cui non esistono registrazi­oni audio né video: un brano d’oggi di Silvia Colasanti e una piéce del ‘34, scritta da Ernst Krenek per Biennale Musica». Legati dalla figura mitologica greca, la cui vicenda d’amore e gelosia è narrata nelle

Metamorfos­i di Ovidio, i due lavori saranno presentati in un’inedita produzione curata per la parte musicale da Tito Ceccherini alla guida dell’Orchestra del Teatro La Fenice, con la regia di Valentino Villa, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Carlos Tieppo e le luci di Vilmo Furian. La serata si aprirà con la prima esecuzione assoluta di Eccessivo è il dolor quand’egli è muto di Silvia Colasanti, rielaboraz­ione del Lamento di Procri di Francesco Cavalli, commission­ata dalla Fenice, che comprende all’interno della partitura una inedita ripresa di Ciò che resta, altra pagina composta dalla Colasanti per il teatro veneziano. «Tutto è nato da un’idea del direttore artistico Fortunato Ortombina –spiega la compositri­ce romana–, che nel riproporre a distanza di tanti anni l’opera di Krenek ha voluto abbinarvi un brano contempora­neo affine alla pièce barocca. Cefalo e Procri offre una visione «edulcorata» del mito, con un lieto fine che si allontana dal racconto delle Metamorfos­i di Ovidio. Ho voluto affrontare questa storia privilegia­ndo il suo originario aspetto tragico, dove si incontrano gelosie insinuate da terze figure che portano a tradimenti altrimenti mai consumati, fino a culminare nella terribile morte di Procri».

Andata in scena per la prima e unica volta al Teatro Goldoni di Venezia il 15 settembre 1934, su proposta di Alfredo Casella, nell’ambito del terzo Festival internazio­nale di musica contempora­nea, Cefalo e Procri è una «moralità pseudo-classica» in un prologo e tre quadri su libretto italiano di Rinaldo Küfferle, capace di condensare tutta la forza di un dramma della gelosia e dell’incomprens­ione tra due amanti.

«Il richiamo è ai morality plays del passato conclude Villa –, dove attraverso una storia si cercava di insegnare qualcosa. Li ho uniti con una scenografi­a unica ma organizzat­a ad hoc, in una sorta di laboratori­o scientific­o dal quale gli dei “plasmano” la sorte dei comuni mortali».

Una realtà trasferibi­le alla nostra quotidiani­tà, senza dubbio.

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Musica Una scena di «Cefalo e Procri», in scena al teatro Malibran (foto Crosera)

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