Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Rischio in infiltrazioni mafiose» Per l’azienda scatta l’interdittiva
La ditta veronese legata a un ex pentito che vive nel Padovano
VERONA È la dodicesima interdittiva in due anni. Ed è quella che dimostra come il Veronese non sia solo terra di malavita, ma anche terra prescelta dalle varie associazioni criminali per fare affari insieme superando i confini geografici e quelli di appartenenza.
Avrebbe «collaborato» anche con alcuni personaggi calabresi vicini alla ‘ndrangheta che opera nell’Est Veronese e nel Vicentino, la Commercial Company srl, che produce e vende pellet con una sede in piazzetta Cotta a Legnago. Azienda per la quale il prefetto Salvatore Mulas ha firmato in questi giorni un’interdittiva antimafia. Quella che è scaturita per le parentele del titolare, ma anche per le «frequentazioni» di famiglia.
Era intestata fino a qualche tempo fa a un nome eccellente della mafia palermitana: Giuseppe La Rosa, che ne aveva passato l’intestazione ufficiale al nipote, Michele Lo Greco. Stando a quanto emerso dalle indagini di polizia, quello zio non solo ha fondato l’azienda, ma la controlla tuttora.
Giuseppe La Rosa è considerato un fedelissimo di Baldassare Di Maggio, luogotenente e traditore di Salvatore Riina, testimone del presunto bacio tra Totò e Giulio Andreotti. Imparentati, Giuseppe La Rosa e Baldassare Di Maggio, la carriera criminale l’hanno percorsa insieme, prima all’interno della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato, la «famiglia Brusca», collusa con i Corleonesi. Di Maggio ne prese le redini quando Bernardo e Giovanni Brusca finirono in carcere. E al suo fianco ha sempre avuto Giuseppe La Rosa.
Furono arrestati entrambi. Ed entrambi divennero pentiti di mafia. Con Di Maggio che fece finire la latitanza di Riina e La Rosa condannato per associazione di stampo mafioso. La collaborazione con lo Stato, per entrambi è finita da qualche anno, ed è stata segnata dagli omicidi di vari parenti. Stando alle indagini, sono tornati alle vecchie «occupazioni» senza avere più un mandamento ma continuando ad «accompagnarsi» con personaggi vicini a Cosa Nostra, ma anche a camorra e ‘ndrangheta. Come quelli che La Rosa frequenta non solo nel Veronese, ma anche nel Padovano dove condivide con il nipote Michele un’abitazione.
«Questo e gli ulteriori procedimenti penali nei quali è o è stato coinvolto (La Rosa, ndr) - si legge nell’interdittiva - la perdurante frequentazione di altri soggetti riconducibili alla criminalità anche di tipo organizzato nonché l’originario legame, anche di tipo parentale, con Baldassare Di Maggio, hanno fatto ritenere Giuseppe La Rosa un elemento comportante un elevato rischio di infiltrazione mafiosa nelle imprese a esso riconducibili». E che la Commercial Company sia sempre rimasta sotto la sua egida lo testimoniano «il legame di parentela, l’incongruità reddituale del titolare formale (Michele Lo Greco, ndr), la coincidenza di sedi e il transito di veicoli tra imprese precedentemente gestite dal La Rosa e la Commercial Company». Lo Greco sarebbe niente di più e niente di meno che un prestanome.
«Da noi non c’è nessun mafioso», ha commentato dopo aver saputo dell’interdittiva.