Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Frana sul Monte Civetta Il sindaco: «La paura? ormai ci conviviamo»
Alle 13 di ieri un pilastrino si è staccato da Cima Su Alto sul Monte Civetta. Nessun danno a cose o persone. Il sindaco: «Paura? ci conviviamo da secoli».
ALLEGHE (BELLUNO) Un boato secco e forte. Poi una nuvola bianca di polvere che oscura il cielo terso di un pomeriggio limpido sopra Alleghe. Fortunatamente non ha provocato danni a cose o persone la frana che alle 13 di si è staccata dal Civetta, nel versante del monte Su Alto. Il soccorso alpino fa sapere che si è staccato un «pilastrino», un piccolo promontorio, i detriti di sassi e ghiaia si sono fermati prima di un sentiero alla base della montagna, senza travolgerlo.
La nuvola di polvere è stata visibile a lungo a molti chilometri di distanza, il timore era che ci fossero case o esseri umani sotto la ghiaia. Ma la stessa area era stata al centro di un’ordinanza di divieto di avvicinamento due anni fa, nel 2015, per un crollo di dimensioni più vaste, l’accesso era vietato, nessuno è rimasto ferito. Una ricognizione fatta dal Comune di Alleghe e dallo stesso soccorso alpino ha escluso vittime sin dal principio. «È una zona chiusa - spiega il sindaco di Alleghe Siro De Biasio - ma data la bella giornata non potevamo escludere che ci fosse qualcuno in passeggiata, fortunatamente questo rischio è stato scongiurato, noi dobbiamo convivere con un territorio fragile come quello delle Dolomiti, le frane sono un fenomeno al quale siamo relativamente abituati». L’abitudine, la convivenza con le Dolomiti fatte di rocce fragili. Per la gente di montagna è tutto normale: i crolli ci sono, le frane non sono all’ordine del giorno ma avvengono. Nel 2014 si era staccato un pezzo del Pelmo, una frana c’era stata, sempre ad Alleghe, nel 2015. Tanti pezzi di roccia crollano senza clamore, senza che ci sia qualcuno a fotografarli. «È nella natura di questo tipo di montagna - spiega il geologo Rinaldo Genevois, ex docente all’università di Roma, Ferrara, Padova, che ha passato la vita a studiare le frane - i mutamenti climatici qui c’entrano poco, le Dolomiti sono fatte così, il distaccamento dal Civetta di oggi (ieri
ndr) è stato tutto sommato contenuto». «È un normale processo che riguarda quel tipo di roccia - continua il professor Luigi D’Alpaos, uno tra i più noti ingegneri idraulici del nostro Paese - il problema non è che le nostre montagne ogni tanto crollano, ma che gli uomini costruiscono dove non dovrebbero, è per questo che accadono tragedie, la natura fa semplicemente il suo corso».
Intanto a Cortina d’Ampezzo, una quarantina di chilometri da Alleghe, Comune e Genio civile stanno ancora lavorando per mettere in scurezza il sestiere dell’Alverà, travolto da una frana di detriti e fango il 5 agosto scorso.
«Due abitazioni e il ristorante Lago Scin sono ancora inagibili - racconta il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina - il Comune ha anticipato 200mila euro fuori bilancio per gestire le emergenze, ora il Genio sta andando avanti con i lavori, ci sono danni per 10 milioni, si lavorerà fino a quando sarà possibile visto l’arrivo dell’inverno, ma entro la prossima primavera, quando ricominceranno piogge e gelate, dobbiamo aver fatto la maggior parte delle opere, non dimentichiamo che a Cortina teniamo monitorate 300 frane, i fronti più esposti fortunatamente sono 4-5, abbiamo ancora le sentinelle della protezione civile che stanno sui monti per monitorare possibili crolli, resteranno lì fino a fine ottobre».