Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La «Baruffe» aprono la stagione di Stabile Veneto
Questa sera e fino a domenica al Verdi di Padova e poi al Goldoni di Venezia fino al 19 novembre la commedia di Goldoni per la regia di Paolo Valerio Doppi sensi e malinconia: un gioco artistico tra tradizione e innovazione
Affresco realistico e divertente di un microcosmo attraversato da passioni, speranze, sogni autentici, «Le baruffe chiozzotte» di Carlo Goldoni con la regia di Paolo Valerio sono lo spettacolo che il Teatro Stabile del Veneto ha scelto per inaugurare la stagione di prosa al Verdi di Padova (questa sera 20.45), nella ricorrenza del 25°anniversario della sua fondazione: una festa del teatro nel teatro della città. La commedia, esemplare della produzione goldoniana, carica di molteplici sensi e venata di malinconia, bene si presta a incarnare lo spirito che ha animato l’attività dello Stabile dal 1992 ad oggi: valorizzazione della cultura del territorio, e non solo, in una prospettiva di ampio respiro, giocata tra tradizione e innovazione. L’allestimento del testo goldoniano, andato in scena in anteprima nazionale lo scorso luglio, durante la 69° Estate Teatrale Veronese, si avvale della consulenza storico drammaturgica di Piermario Vescovo e di un cast di ottimi attori: Luca Altavilla, Francesca Botti, Leonardo De Colle, Piergiorgio Fasolo, Stefania Felicioli, Riccardo Gamba, Margherita Mannino, Michela Martini, Valerio Mazzucato, Giancarlo Previati, Marta Richeldi, Vincenzo Tosetto e Francesco Wolf. Le scene sono di Antonio Panzuto, i costumi di Stefano Nicolao, le musiche di Antonio Di Pofi, le luci di Enrico Berardi. In replica al Verdi fino a domenica 12, e poi al Goldoni di Venezia dal 16 al 19. Venerdì 10 alle 17, nel foyer del Verdi, ci sarà l’incontro con il pubblico, condotto da Massimo Ongaro, direttore in carica dello Stabile. Nella commedia il luogo dell’azione è la strada, dove donne e uomini si incontrano, dove si intrecciano relazioni e nascono anche gelosie e rivalità. Se le donne
rimangono ancorate alla terra, gli uomini vanno e tornano dal mare, ma ad unirli è infine l’amore, per quanto travagliato e litigioso, un amore che deve necessariamente risolversi in un matrimonio secondo le ineludibili regole sociali chioggiotte. L’ambientazione è schiettamente popolare, lontana da quel mondo dei nobili e della borghesia che di tante commedie goldoniane era stato il protagonista. L’ariosità e il dinamismo del testo, scritto in un vivace amalgama di veneziano e di dialetto chioggiotto, hanno suggerito a Paolo Valerio «la scelta di aprire lo spazio, di lasciare liberi corpi e musica: quella musica già raccontata dalle note e dalla cronaca di Renato Simoni e che appartiene alla concertazione di questa lingua, unica ed in parte inventata, e questi corpi di uomini e donne che si muovono nello spazio come una squadra, con schemi e disegni precisi per attaccare e difendere (i movimenti di scena sono di Monica Codena), per baruffare e alla fine di nuovo sorridere». Ne è nato così uno spettacolo dove la dimensione corale e pubblica viene sottolineata dalle scelte scenografiche che aboliscono le sottili pareti delle case per andare oltre ed entrare ancora di più nelle anime dei personaggi. Ma al di là dei personaggi e delle loro storie, dietro il velo del divertimento, grande protagonista delle «Baruffe» è la malinconica sensazione del trascorrere inesorabile del tempo, forte in quel momento della vita in Goldoni.