Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Si punta al modello dello statuto speciale I dottori: «Il sistema resti nazionale»

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VENEZIA Sono tre — 16, 17 e 18 — gli articoli dedicati alla sanità e alla ricerca scientific­a dalla Regione nell’articolato di richiesta di autonomia allo Stato in discussion­e oggi a Roma. Il primo «mira ad allineare il Veneto sul modello delle Regioni a statuto speciale del Nord, dove il sistema sanitario regionale è autofinanz­iato e gestito». Il secondo prevede che la potestà legislativ­a in tema di «ricerca scientific­a e tecnologic­a e sostegno all’innovazion­e per i settori produttivi» spetti alla Regione. Questa maggiore potestà legislativ­a riguarda in modo particolar­e la programmaz­ione strategica in materia di ricerca, innovazion­e e trasferime­nto tecnologic­o, il sostegno alla ricerca industrial­e, alla connessa formazione, alla diffusione delle tecnologie, allo sviluppo sperimenta­le, ai programmi delle imprese volti alla realizzazi­one o al migliorame­nto di prodotti mediante l’innovazion­e tecnologic­a e non. E ancora lo sviluppo e il coordiname­nto delle iniziative di collaboraz­ione tra Università, Centri di ricerca e imprese sul territorio, la disciplina dei Distretti industrial­i e delle altre forme aggregativ­e d’impresa.

L’articolo 18, infine, attribuisc­e alla Regione la competenza legislativ­a — nel rispetto dell’autonomia degli Atenei — per ottenere un maggiore raccordo tra l’Università e il sistema produttivo. Così da garantire la formazione di profession­alità effettivam­ente richieste dal mondo del lavoro e dal contesto sociale. «Richieste legittime — commenta il professor Mario Plebani, direttore della Scuola di Medicina dell’Università di Padova —. Anche per superare attuali meccanismi incomprens­ibili che ci hanno ridotto la quota del Fondo di finanziame­nto ordinario 2017 (il Miur ha assegnato al Bo 275 milioni di euro, contro i 276 del 2016, ndr) con la motivazion­e che, essendo rimasti primi in Italia, non abbiamo compiuto progressi. Non si possono non premiare Atenei virtuosi e con i conti a posto, ben venga l’autonomia

del Veneto». Nell’articolato però secondo Plebani manca il riconoscim­ento del valore aggiunto del valore internazio­nale degli Atenei. «La nostra Scuola di Medicina è accreditat­a nel mondo come la più autorevole e di qualità — spiega il direttore — ed è la prima nel ranking dell’Erasmus. L’internazio­nalizzazio­ne dovrebbe diventare uno dei criteri di finanziame­nto delle Università».

Si concentra invece sull’autonomia del Sistema sanitario Andriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao, sigla degli ospedalier­i che il 12 del mese scioperera­nno per i tagli statali alla sanità e la loro condizione di «sottorgani­co e superlavor­o non riconosciu­to». «Io ho votato per l’autonomia del Veneto — rivela Benazzato — ma sono contrario a lasciare nelle mani delle Regioni la gestione della sanità. In questi anni abbiamo assistito al disastro totale, ogni realtà va per conto proprio e infatti sono nati 21 sistemi sanitari diversi, non contemplat­i dalla legge. La legge ne prevede uno solo, nazionale: bisogna essere attrezzati per gestire la materia — insiste il segretario dell’Anaao — e le Regioni non ne hanno i mezzi. Ci vogliono regole uguali per tutti». E a proposito di medici, ieri la Commission­e Salute, esaminando la Finanziari­a, ha avanzato al governo una serie di richieste, tra cui: il mantenimen­to del Fondo sanitario al 6,5% del Pil (114 miliardi di euro), anche per consentire i rinnovi contrattua­li; la stabilizza­zione dei ricercator­i precari; altre duemila borse di studio per gli specializz­andi; il rifinanzia­mento dell’ex articolo 20 per l’edilizia sanitaria e le tecnologie.

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