Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Io, avvocato mi sono commosso Il mio cliente? Ora lava i bagni»
VICENZA Pacchi di documenti riposti nei trolley e ventiquattrore stracolme: in quelle migliaia di pagine smistate dai cancellieri del tribunale di Vicenza - dove ieri si è svolta la seconda parte dell’udienza preliminare del crac Bpvi - sono racchiuse tante dolorose storie. Impossibile rimanere indifferenti. Mantenere quella freddezza che imporrebbe la professione. «Sono molte le lacrime versate dai risparmiatori, ma le abbiamo versate anche noi, ascoltando le loro esperienze» racconta l’avvocato Andrea Filippini, uno dei legali dell’Associazione «Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza», che finora ha presentato 700 richieste di costituzione parte civile. Davvero le è capitato di piangere di fronte alle vicende dei suoi clienti? «Sì, mi sono commosso, ci sono alcune storie molto pesanti che mi hanno toccato». Ne scelga una... «Quella di un uomo che ha poco più di 65 anni, con figli ormai adulti, che per sopravvivere lavora in nero in una ferriera e il sabato e la domenica va a lavare i gabinetti di bar e uffici. Le assicuro che non è facile rimanere indifferenti a queste parole...». Quanto aveva investito quell’uomo in azioni BpVi? «Circa 50mila euro, una cifra che pensava gli potesse servire per affrontare serenamente la vecchiaia. Se li avesse ancora non avrebbe bisogno di lavorare, a queste condizioni, sette giorni su sette». Le associazioni dei risparmiatori parlano di «banche usate come armi di sterminio di massa»... «Più che sterminio, è stato un impoverimento generale. Hanno sottratto milioni di euro al territorio: chi aveva accantonato soldi per i figli, per curarsi o trascorrere una pensione tranquilla, ora ha grosse difficoltà ad andare avanti. Persone con grande dignità, che hanno faticato tutta una vita». A distanza di anni, cosa provano i suoi clienti al ricordo di quell’investimento? «Non provano vergogna ma si sentono degli stupidi, si considerano dei “faciloni” perché hanno fatto questi investimenti quando la banca glieli aveva venduti come sicuri». Crede che i suoi clienti possano riavere i loro soldi? «Non è questione di illusione ma di volerci credere: c’è la concretezza di dire “vogliamo un risarcimento”. Finché possono, lottano. È gente molto pratica che sa bene che sarà difficile ottenere qualcosa ma è disposta a crederci e anche a fare sacrifici economici». A proposito di spese, quali sono i costi di costituzione per gli associati? «Sono 110 euro compresi di marche e imposte: una cifra simbolica». I risparmiatori dicono di volere, innanzitutto, verità e giustizia. «Certo, vogliono capire effettivamente di chi sono le responsabilità del tracollo, avere un riscontro da chi ha l’autorità di stabilire se davvero sono stati truffati».