Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bpvi, il processo non si sposterà da Vicenza «Non c’è un clima teso»
Le aspiranti parti civili salgono a quota 4.885. Il procuratore: «Era Zonin a decidere»
Il pm Zonin in commissione non era obbligato a dire la verità
Il giudice Dall’avvio del procedimento, mai notato comportamenti irrispettosi
La prima tranche dell’udienza preliminare sul crac della Banca Popolare di Vicenza si è chiusa ieri, con la raccolta delle parti civili. Sono 4.885 gli azionisti interessati a presentare richieste risarcitorie nei confronti dei sette manager indagati e della stessa Bpvi.
Tanti (si annuncia come il processo più grande della storia giudiziaria della nostra regione) ma molti meno dei quindicimila annunciati in un primo momento. Il motivo? Il misterioso avvocato bolognese che martedì aveva annunciato di rappresentare 9.500 risparmiatori, in realtà non si è più presentato in aula. Potrà farlo in seguito, anche se è poco probabile.
«Con questi numeri, e 180 avvocati impegnati, non sarà necessario spostarci in altre sedi: il procedimento si svolgerà nel palazzo di giustizia di Vicenza, utilizzando due aule adiacenti, in video-collegamento», spiega il presidente del tribunale, Alberto Rizzo.
Nelle scorse settimane, erano state prese in considerazione diverse alternative: dal teatro comunale a un padiglione della Fiera, fino all’aula bunker di Mestre. E si scopre che Rizzo aveva avviato contatti perfino con la Curia, nell’ipotesi di attrezzare ad aula di tribunale il seminario diocesano. «Per ora non pare quindi necessario trovare altri spazi - precisa Rizzo - se ne riparlerà solo in casi eccezionali, se dovesse profilarsi l’ipotesi che, in una particolare udienza, si verifichi la massiccia presenza delle parti civili».
Intanto al giudice Roberto Venditti è stata assegnata «in via esclusiva» questa udienza preliminare. «Non si occuperà di altro, vista la complessità della questione», spiega Rizzo. «È la strategia migliore per assicurare una risposta in tempi adeguati: la Giustizia non deve essere soltanto di qualità, ma anche rapida. Altrimenti sarebbe zoppicante», conclude il presidente del tribunale.
Si torna in aula giovedì ma solo per consentire al giudice di decidere il calendario delle le udienze. «Ne fisserò una a settimana - annuncia Venditti fino ai primi di marzo. Impossibile prevedere quando potrò decidere se rinviare o meno a giudizio le persone coinvolte, molto dipenderà da quanti avvocati di parte civile chiederanno di intervenire».
Venditti ieri ha specificato di non aver ottenuto alcuna forma di protezione, né tantomeno una scorta. «Non l’ho neppure richiesta: da quando questo procedimento è partito non ho mai notato comportamenti irriguardosi».
Anche il presidente Rizzo ha tenuto a sottolineare che «i vicentini hanno dimostrato grande dignità e rispetto di ciò che in questi luoghi stiamo cercando di fare». Una risposta indiretta a chi ipotizza che l’eventuale processo ai manager possa essere trasferito in un’altra città, facendo leva sull’articolo 45 del Codice di procedura penale, che prevede la «rimessione» nel caso si verifichino «gravi situazioni locali tali da turbare lo svolgimento del processo».
Ieri, nei corridoi del palazzo di giustizia, si discuteva ancora dell’audizione dell’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin, di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. La procura non ritiene di acquisire agli atti i verbali. «Zonin, in quanto persona indagata, è stato sentito in libera audizione e quindi non aveva l’obbligo di dire la verità», ricorda il procuratore capo di Vicenza, Antonio Cappelleri. «È evidente che sminuire il suo ruolo e il suo potere decisionale rientra in una precisa strategia difensiva. Per quanto ci riguarda, continuiamo a ritenere che le cose stessero diversamente: Zonin sapeva e assumeva decisioni, anche in relazione alle condotte illecite riscontrate».