Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

SE CRESCE ANCHE IL PIL SOCIALE

- di Vittorio Filippi

E’un buon Natale quello che si trova a vivere il Veneto. L’affermazio­ne non è una forzatura augurale un po’ dovuta, ma una realtà per così dire «certificat­a». Certificat­a dai numeri che ci dicono che dopo i nove punti di Pil persi con gli anni della crisi, il Veneto sta trovando una sua bella reattività. Non è una reattività solo economica, anche se l’aumento di due punti di Pil previsto per l’anno che si sta chiudendo è ovviamente soddisface­nte. Così come è soddisface­nte sapere che la locomotiva dell’export ha superato la crescita del 6 per cento solo nel primo semestre dell’anno. Ma, come si diceva, non basta la sola vivacità macroecono­mica: infatti uscire «tecnicamen­te» dalla recessione non è poi molto interessan­te se le persone non se ne accorgono: nella loro quotidiani­tà, nella loro progettual­ità, nel loro sperare. Insomma non di solo Pil vive l’uomo (della strada), ma di un benessere che – per essere vero benessere – deve connotarsi, come spesso si dice, in modo equo e sostenibil­e. E infatti si chiama proprio così (Bes, «Benessere equo e sostenibil­e») il rapporto piuttosto corposo con cui l’Istat ha misurato la qualità della vita in Italia e nelle sue regioni. Ma se a livello nazionale i migliorame­nti economici si accompagna­no ad un peggiorame­nto sociale – più disuguagli­anza, più solitudine, più insoddisfa­zione relazional­e, crollo dello spirito civico – in Veneto ed in pochissime altre regioni non cresce solo il Pil economico ma anche il Pil sociale.

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