Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
SE CRESCE ANCHE IL PIL SOCIALE
E’un buon Natale quello che si trova a vivere il Veneto. L’affermazione non è una forzatura augurale un po’ dovuta, ma una realtà per così dire «certificata». Certificata dai numeri che ci dicono che dopo i nove punti di Pil persi con gli anni della crisi, il Veneto sta trovando una sua bella reattività. Non è una reattività solo economica, anche se l’aumento di due punti di Pil previsto per l’anno che si sta chiudendo è ovviamente soddisfacente. Così come è soddisfacente sapere che la locomotiva dell’export ha superato la crescita del 6 per cento solo nel primo semestre dell’anno. Ma, come si diceva, non basta la sola vivacità macroeconomica: infatti uscire «tecnicamente» dalla recessione non è poi molto interessante se le persone non se ne accorgono: nella loro quotidianità, nella loro progettualità, nel loro sperare. Insomma non di solo Pil vive l’uomo (della strada), ma di un benessere che – per essere vero benessere – deve connotarsi, come spesso si dice, in modo equo e sostenibile. E infatti si chiama proprio così (Bes, «Benessere equo e sostenibile») il rapporto piuttosto corposo con cui l’Istat ha misurato la qualità della vita in Italia e nelle sue regioni. Ma se a livello nazionale i miglioramenti economici si accompagnano ad un peggioramento sociale – più disuguaglianza, più solitudine, più insoddisfazione relazionale, crollo dello spirito civico – in Veneto ed in pochissime altre regioni non cresce solo il Pil economico ma anche il Pil sociale.