Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Paritarie e tagli, l’ira dei vescovi Baretta: un errore
L’anatema è arrivato dal vescovo di Chioggia Adriano Tessarollo, che sul suo profilo Facebook ha invitato le famiglie italiane a «dare un calcio a chi ci sta governando facendo queste scelte», e nasce dal taglio di 50 milioni al sistema delle scuole paritarie contenuto nella legge di bilancio 2018. Al coro, seppur con toni più pacati, si sono uniti anche gli altri vescovi del Veneto, dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia (che si dice «rammaricato») al vescovo di Padova Claudio Cipolla (che parla di «autogol dello Stato»). E Codacons Veneto rincara la dose: «Trovare le risorse non era impossibile, la sussidiarietà va difesa».
Reazioni comprensibili, se si considera che in Veneto le scuole paritarie sono 1.128 e accolgono 81 mila bimbi da tre a sei anni (il 65%, contro il 40% a livello nazionale). Tanto che Pier Paolo Baretta, sottosegretario veneto al ministero dell’Economia, recita il mea culpa: «Con il taglio alle paritarie abbiamo compiuto un errore, una sconfitta da non sottovalutare né nascondere, scaturita dalla concitazione per la legge di bilancio. Però in tanti anni di lotte abbiamo sempre onorato gli impegni e non abbiamo certo intenzione di arrenderci ora: si può porre rimedio con l’assestamento di bilancio, con una nuova legge ad hoc o con un accordo Stato-Regione Veneto nell’ambito della trattativa sull’autonomia». Per Baretta, il problema nasce dalla confusione tra scuole paritarie e private: «Facciamo fatica a far comprendere la specificità del Veneto, dove le paritarie hanno un ruolo pubblico. Bisogna trovare una soluzione strutturale, al posto di un riconoscimento che va rinnovato ogni anno».
Se le elementari soffrono, alle superiori si volta pagina. Il ministero dell’Istruzione infatti ha pubblicato l’elenco delle cento scuole secondarie di secondo grado ammesse alla sperimentazione del percorso quadriennale. In Veneto saranno sei: l’istituto tecnico Girardi di Cittadella, l’istituto paritario Canossiano di Treviso, il collegio vescovile Pio X di Treviso, l’istituto Carlo Anti di Villafranca, l’istituto Aleardi di Verona e il liceo Brocchi di Bassano.
Al Carlo Anti (dove gli indirizzi sono quattro) la «presperimentazione» del diploma in quattro anni è partita nel 2014. Le defezioni (tutte volontarie) sono state molte: gli studenti del tecnico informatico erano 27 e oggi sono 18, quelli del classico erano 22 e oggi sono 14. «Ma nel complesso siamo molto soddisfatti - assicura Claudio Pardini, il preside -. Chi non riusciva a tenere il ritmo è tornato al percorso quinquennale, gli altri hanno risposto bene e a giugno faranno la maturità. Ora continueremo solo con il tecnico informatico, ma avremmo proseguito volentieri anche con il classico. Gli studenti hanno lavorato molto da casa, nel pomeriggio, con le classi virtuali riprodotte dalle piattaforme e-learning».
Al liceo Brocchi di Bassano (dove gli indirizzi sono sei) partirà una classe di scienze applicate. I posti disponibili sono 25: «I ragazzi faranno 32-33 ore alla settimana, contro le 27 del biennio e le 30 del triennio, e stage all’estero durante le vacanze - anticipa il preside Gianni Zen -. Diplomarsi in quattro anni conviene a chi vuole fare l’università all’estero, dove spesso la maturità si raggiunge a 18 anni. Questo tipo di percorso è aperto a tutti, ma chiede anche di mettere la scuola davanti a tutto: faremo dei colloqui motivazionali per selezionare i candidati».
Baretta Abbiamo compiuto un errore, una sconfitta da non sottovalutare. Ma si può rimediare