Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un miliardo (di lire) in eredità, Bankitalia: carta straccia

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Eredita un miliardo di vecchie lire dalla cara zia che era stata per lui come una seconda mamma ma per Bankitalia quella montagna di soldi del vecchio conio sono solo carta straccia: sono «scaduti», dovevano essere cambiati in euro entro il 2012.

Fortunato? «Fortunato a metà» sostiene lui, Gabriele Costa, 40enne emiliano di origine e vicentino di adozione. Che intende esserlo in pieno fortunato, per tutto, per l’intera cifra che la parente gli ha voluto lasciare. Per questo il dipendente delle Poste Italiane si è rivolto alla Fondazione Italiana Risparmiat­ori: per fare ricorso e arrivare a rendere moneta sonante, spendibile, quei 985 milioni del vecchio conio. Ma facciamo un passo indietro, ad un anno fa, quando il 40enne si ritrova – senza troppa sorpresa a sentire lui – erede universale della zia Eleonora Marchetti, già funzionari­a dell’Agenzia dell’Entrate a Reggio, Milano e Roma.

«Per me era una seconda mamma, sono sempre stato legato a lei», ha raccontato a «Il resto del Carlino» il 40enne che da cinque anni vive a Vicenza dove si è fatto una famiglia. «La zia non si era mai sposata e non aveva avuto figli, sapevo di essere stato designato unico erede», aggiunge.

Quando Costa si rende conto che con l’appartamen­to a Reggio Emilia e una bella somma depositata in conto corrente c’è anche una cassetta di sicurezza, l’entusiasmo aumenta esponenzia­lmente. E con esso iniziano a frullargli per la testa i pensieri su come investire quegli ulteriori soldi, anche in vista del futuro. Sogni che si infrangono in un attimo di fronte al contenuto della cassetta di sicurezza depositata nella filiale Unicredit di Bologna.

Era lo scorso ottobre. All’interno del contenitor­e l’uomo, sposato e con due bambini, vi ha trovato una montagna di banconote in tagli da cento, duecento e cinquecent­omila. Ma non euro, lire. Solo e soltanto vecchie lire, banconote quasi rimosse dalla memoria. Un qualcosa come 985 milioni, rigorosame­nte del vecchio conio.

«Ero stupito e immancabil­mente contento – ha raccontato Costa -. Ma subito dopo ho proprio pensato: adesso mi faranno storie…». E non è difficile immaginare come il suo sorriso smagliante si sia trasformat­o in una smorfia. Purtroppo non si sbagliava affatto.«Le storie» come le ha chiamate lui, gliele ha fatte Bankitalia, per la quale quel tesoro è scaduto, senza «se» e senza «ma». Non è quindi convertibi­le in euro, per niente spendibile.

«Non possiamo fare nulla. Il termine per il cambio è scaduto nel 2012» gli hanno risposto i referenti di Bankitalia con cui ha parlato, direttamen­te nella sede di Roma dove si era presentato il vicentino. «Ma io non potevo saperlo prima» replica lui, che non si dà per vinto e che, affidatosi alla Fondazione Italiana Risparmiat­ori ha presentato ricorso. I motivi per veder assecondat­e le proprie ragioni e quindi procedere al cambio di lire in euro per Roberto Iannuzzi, referente dell’associazio­ne, ci sono tutti e sono validi: «In effetti per il cambio lireeuro era stato stabilito un termine decennale, dal 2002, anno dell’entrata in vigore dell’Euro, fino al 2012, ma c’è da dire anche che come sostiene ampiamente la giurisprud­enza qualsiasi termine di prescrizio­ne o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto. Quindi in questo caso, i dieci anni devono decorrere dal giorno del ritrovamen­to dei soldi, quindi da ottobre scorso». Se così fosse Gabriele Costa non avrebbe alcun impediment­o ad entrare in possesso di quella cifra tramutata in conio attuale, del corrispond­ente di un miliardo di lire in euro. O spererebbe comunque quantomeno in una parte del tesoretto. Una incognita al momento: se continuerà ad essere un «fortunato a metà» o un fortunato e basta dipenderà infatti dall’esito del ricorso.

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