Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Vicenza, due nuovi donatori samaritani
Un commerciante e VICENZA un insegnante hanno deciso di donare un rene ad un malato che non conoscono. Aumenta così, al San Bortolo, il numero dei cosiddetti «donatori samaritani».
Il primo in provincia è VICENZA stato un fornaio di Villaverla. «Vedere un amico in dialisi soffrire – la sua spiegazione – mi ha fatto decidere. Ho donato un rene per la comunità, non mi importava sapere chi fosse il destinatario». Pochi mesi dopo, a marzo dell’anno appena trascorso, un perito agrario l’ha imitato donando a sua volta l’organo. Ma nel Vicentino la solidarietà va davvero di moda: ora all’Usl 8, all’ospedale San Bortolo di Vicenza, dopo mesi di test e verifiche ci sono altri due donatori samaritani pronti al gesto di grandissima generosità. «Abbiamo effettuato tutti i test e trasmesso le pratiche al Centro nazionale trapianti. Entro la primavera verranno effettuati gli interventi» conferma il dottor Stefano Chiaramonte, specialista del reparto Nefrologia del San Bortolo. I due nuovi volontari sono un commerciante e un insegnante di ruolo, entrambi fra i 50 e i 60 anni.
La donazione di organi detta
Chiaramonte Il nostro è un territorio molto sensibile a questi temi, abbiamo 65mila iscritti all’Aido
«samaritana» è ammessa solo per i reni (organo doppio) ed è ancora molto rara in Italia: dal 2015 ad oggi ci sono stati cinque casi fra Milano, Vicenza e la Sicilia. Ogni singola donazione dà luogo a una serie di trapianti a catena: la persona che sceglie di donare il rene alla collettività, a beneficio di uno sconosciuto, cede il suo organo a un uomo o una donna il cui partner (o anche un familiare) pur non compatibile si sia detto a sua volta pronto a donare un proprio rene se va in porto il trapianto al compagno. E così la singola donazione ha un effetto moltiplicatore, anche cinque o sei persone precedentemente «testate» e preparate dai centri trapianti regionali e nazionale ricevono un organo ed hanno salva la vita. «Al di là dei numeri – osserva il dottor Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti – la donazione samaritana ha un valore etico importantissimo. È il concetto di donare alla comunità: il donatore non sa chi riceverà il rene».
L’iter è piuttosto lungo: chi si propone di compiere un simile gesto altruistico viene sottoposto a tutti gli esami del caso, anche psicologici, oltre che adeguatamente informato dei possibili rischi. Per concludere la procedura serve la valutazione di un comitato terzo e il nulla osta di un giudice, inoltre il donatore può tirarsi indietro in qualsiasi momento, anche la mattina dell’intervento.
Degli ultimi tre casi di donazione samaritana due, a cavallo fra la fine del 2016 e marzo 2017, hanno visto per protagonisti dei vicentini, appunto un fornaio e un perito agrario. L’ultimo intervento è invece avvenuto in Sicilia alcune settimane fa, le autorità sanitarie non ne hanno ancora diffuso i dettagli. Ma da Vicenza potrebbero arrivare a breve novità, anzi la provincia potrebbe segnare un record. Al San Bortolo di Vicenza infatti nelle scorse settimane il complesso iter è stato concluso da altri due aspiranti «samaritani». Entrambi uomini, uno possiede un’attività commerciale e l’altro insegna. «Hanno tutti e due un’età fra i 50 e i 60 anni. È spesso così, in genere si tratta di persone in salute che desiderano fare un grande dono alla comunità» riprende Chiaramonte. Il nefrologo non si mostra sorpreso dei nuovi esempi nella stessa provincia. «Non può essere un caso – osserva – il Vicentino è un territorio molto sensibile a questi temi, abbiamo 65mila iscritti all’Aido, l’associazione italiana donatori di organi. E c’è una rete di ospedali efficiente, i cittadini lo sanno e ne hanno fiducia». Nei due casi precedenti, a Vicenza, il fornaio aveva chiesto informazioni dopo essere rimasto colpito dalla sofferenza di un conoscente in dialisi e in attesa di trapianto. Il perito agrario, una persona molto religiosa, aveva letto di questo tipo di donazione dalla stampa e aveva deciso di informarsi meglio. Nei nuovi casi, il commerciante e l’insegnante, le motivazioni non sarebbero dissimili: l’uno si è presentato in ospedale dopo aver parlato con un amico in attesa di trapianto, l’altro anni fa ha vissuto il dolore della perdita della moglie per un incidente, in quel caso la donna aveva donato gli organi. Da lì, ha deciso di informarsi sulla donazione samaritana. «In genere – conferma Chiaramonte – chi fa questo percorso è una persona di grande cuore, che ha toccato con mano la sofferenza di altri e vuol fare qualcosa». I due nuovi donatori – se tutto andrà per il meglio – potranno salvare altre cinque, forse dieci vite, con le rispettive famiglie.