Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Vivere la gioia
Il concerto viennese con il «Prosit» al valzer «Bel Danubio blu» (uno dei tre fuoriprogramma obbligatori) mentre quello veneziano con il Libiam ne’ lieti calici dal La Traviata. Nel merito di questi brindisi è intervento nei giorni scorsi il maestro Muti il quale parlando del suo programma e dei Wiener Philharmoniker, ci ha detto che «questa musica ti avvolge, entri in una dimensione di sogno, nessun altro concerto con nessun’altra orchestra può essere uguale a questo e non si può iniziare l’anno in altro modo, con migliore serenità. Chi lo fa con il Va’ pensiero del Nabucco e con il brindisi della Traviata - dice alludendo al concerto della Fenice - non si rende conto che uno è il lamento di un popolo prigioniero e che l’altro non è un valzer di gioia. La Traviata inizia con una musica di tragedia e in quel valzer Violetta cerca di trovare una felicità che non ha, alla fine dell’opera muore». Seguendo il suo modus pensandi come dargli torto. Difficile, infatti, riferirci ai contenuti del melodramma per celebrare ed esaltare sentimenti come la gioia. Certamente, lo si può fare dato che tali sentimenti sono presenti anche nel melodramma ma dopo poco si corre il rischio di esaurirne la disponibilità. Ma noi italiani, un po’ come i francesi, siamo usi a celebrare la gioia anche con le lacrime. Per noi la gioia senza tristezza perde significato. La tristezza ci rende consapevoli, ci permette di guardarci dentro per poi capire ed esplodere nella gioia. Nella consapevolezza ci rende più umani. Diverso è il mondo austro/tedesco dove ogni cosa è al suo posto senza commistioni e contaminazioni. Paradigmatico in questo il noto gesuita tedesco Athanasius Kircher che nel 1650 nella sua
Musurgia universalis aveva addirittura catalogato tutti i sentimenti umani. Vienna e Venezia rappresentano, pur vicine, due mondi diversi. La musica è sì un linguaggio universale che unisce e ci rappresenta tutti ma ciò che ci porta nel cuore è non solo personale ma altresì evidenzia culture diverse. Karl Kraus, il noto scrittore e saggista viennese, ci diceva che «L’amore e l’arte non abbracciano ciò che è bello, ma ciò che grazie al loro abbraccio diventa bello».