Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Mi sono tuffato mentre Mariangela moriva»
Una testimonianza cruda, drammatica. È quella di Nicola Zeggio, imprenditore di 57 anni, bellunese, che martedì scorso ha visto morire sotto i suoi occhi l’amica Mariangela Calligaro, 55 anni, travolta da un’onda durante la vacanza in Costiera amalfitana. «Mi sono tuffato, è annegata».
Contattato al telefono per PADOVA commentare le (brutte) notizie che lo riguardano, Antonio Paolocci, ex comandante dei vigili di Padova, ha detto di non voler dire una parola. Paolocci è indagato per abuso di ufficio, turbata libertà degli incanti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità. Al centro dell’inchiesta alcune gare pubbliche e acquisti fatti quando Paolocci era al comando dei vigili, cioè da metà 2014 fino all’aprile del 2016, che, secondo gli inquirenti, non rispetterebbero i canoni di trasparenza e chiarezza che dovrebbe avere una pubblica amministrazione. Nei guai non vi è solo Paolocci. Almeno altre cinque persone avrebbero avuto un ruolo nella presunta
malagestio del denaro pubblico attribuita all’ex comandante. Sul tavolo del pubblico ministero Federica Baccaglini, che sta coordinando le indagini, ci sono documenti e determine che metterebbero un bel cerchio rosso su 3 milioni e 800 mila euro spesi nel corso di quei mesi dal comparto della polizia municipale. Non che si tratti di illeciti già accertati, ma sicuramente ci sono alcuni aspetti da appurare. Di queste altre cinque persone coinvolte c’è innanzitutto da chiarire la posizione di chi, in Comune, ha visto le disposizioni dell’ex comandante e le ha avallate senza porre obiezioni, anche quando ci sarebbe stato qualcosa da ridire almeno per il mancato passaggio, in taluni casi, per il mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa) per procedere come di norma all’acquisizione di divise, ma anche di auto di servizio. Le altre persone coinvolte sarebbero imprenditori e amministratori che potrebbero aver avuto un vantaggio nella presunta gestione poco limpida del denaro pubblico attribuita nel capo d’imputazione a Paolocci. Del resto per mettere in atto una (presunta) corruzione bisogna essere almeno in due. Il tema centrale dell’inchiesta resta l’appalto per l’acquisto dei 12 TRed (un milione e 300mila euro) affidata a Telerete in Ati con altre imprese e la gestione delle multe affidata sempre a Telerete (partecipata del comune ma non in house) senza un vero bando. Non è un segreto che a capo di Telerete ci fosse Roberto Rolle, di nomina bitonciana. «Il bando era regolare - dice Rolle - non si può dire che Paolocci potesse gestire un appalto di quel tipo tutto da solo l’assessore Saia sapeva tutto».