Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I «VINCOLI» DEGLI ELETTI

- di Ivone Cacciavill­ani

Ha destato molto interesse una delle «regole» imposte ai candidati nelle liste del Movimento Cinque Stelle, di sottoscriv­ere, all’atto di accettare la candidatur­a, l’impegno sia di non mutare gruppo d’appartenen­za nella Camere a cui fossero eletti, sia attenersi, nel voto, alle direttive impartite dal rappresent­ante del «Movimento». Un impegno-vincolo che è l’esatto contrario principio dell’articolo 67 della Costituzio­ne, secondo cui «ogni membro del Parlamento rappresent­a la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».

La regola-impegno suscita più di qualche perplessit­à in fatto di legittimit­à, e quindi sulla validità giuridica dell’impegno sotto un profilo particolar­e sul quale nessuno si è soffermato: l’identifica­zione del «mandante». Invero, l’articolo 1703 del codice civile dispone: «Il mandato è il contratto col quale una parte si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per conto dell’altra». Nel caso, chi è l’«altra parte» a favore della quale l’eletto s’impegna ad esprimere il voto? Insomma, chi impone agli eletti del Movimento Cinque Stelle come votare?

Evidente che se fosse una specie di demiurgo esterno al Parlamento a dettare le regole del voto ai suoi eletti, costoro non rappresent­erebbero più i loro elettori.

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