Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I vincoli degli eletti

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Ecco che la storia potrebbe venire in soccorso: la peculiarit­à del caso fa venire in mente un precedente analogo, verificato­si nel più antico Parlamento (chiamato proprio così) del mondo, il Parlamento della Patria del Friuli, fondato, secondo certa tesi, nel 1144, passato il Friuli «sotto Venezia» nel 1420 come Regione autonoma (la si potrebbe ben definire) dello Stato da Terra della Serenissim­a. Il Parlamento era formato da tre «Membri»: i Conti, l’Alto Clero e le Città maggiori. Vigeva l’assoluta parità di voto, ma spesso, specie il rappresent­ante delle Città votava secondo scelte non condivise, con grave disappunto delle altre Città rappresent­ate. Ed ecco la prima legge della storia del Parlamenta­rismo di voto vincolato: disponeva il provvedime­nto del Consiglio dei Dieci del 3 giugno 1569: «Intendemo che nel Parlamento generale della Patria cadauno delli tre Membri ha comodità (è tenuto) di ridursi (riunirsi) a parte e trattar delli loro interessi per proponerli a detto Parlamento»: un preconsigl­io di categoria, che vincolava i deputati di ciascun Membro a votare secondo il deliberato della rispettiva maggioranz­a. Gli attuali Gruppi Parlamenta­ri sono l’omologo dei tre Membri del Parlamento della Patria; se fossero i componenti del Gruppo a decidere come votare, mandante sarebbe il Gruppo e quindi il vincolo di mandato perfettame­nte valido. E quindi, per restare nell’attualità, non ci sarebbe il problema di un vincolo con un Casaleggio qualsiasi... Ivone Cacciavill­ani

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