Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Io volontaria per dire grazie a tutti»
Ha avuto le ferie in dono dai colleghi e aiuto in ospedale, ora Lorenzin fa clownterapia
Lo aveva promesso MAROSTICA alla figlia, proprio quando era in ospedale e poco prima che morisse. E ha mantenuto la parola: oggi è volontaria in un progetto di clownterapia a Cittadella. «È il mio modo di dire grazie e di ricompensare l’aiuto che mi è stato dato», spiega Michela Lorenzin che aveva assistito la piccola Nicole grazie alla solidarietà dei colleghi che, sul finire del 2016, le avevano regalato dicei mesi di ferie. La bimba è morta poco più di un anno fa.
Michela Lorenzin Lo avevo promesso alla mia bimba, non potevo fare diversamente
Quando il dolore si MAROSTICA trasforma in forza. Il sorriso che la figlia Nicole le ha lasciato in eredità un anno fa, quando si è spenta tra le sue braccia la vigilia di Natale, ora Michela Lorenzin lo regala agli altri, anche attraverso il volontariato in ospedale: ed è la sua arma di sopravvivenza più grande, il linguaggio dell’amore. Quello che le permette di guardare oltre nonostante il grande lutto che sta cercando di elaborare. Quello che fa star bene anche per poco chi – come è stato per lei si trova a dover combattere la sua battaglia contro un male. Difficile dimenticare la «favola» di Michela Lorenzin, 35enne residente sulle colline di Marostica, della sua piccola principessa Nicole, e dei tanti colleghi di lavoro della mamma che a fine 2016 le avevano regalato complessivamente dieci mesi di ferie – le loro ferie - per permetterle di assistere tutto il giorno la sua piccola creatura affetta da tetraparesi spastica. Anche ora che Nicole non c’è più quella favola continua.
Quel sorriso che dava luce al suo piccolo viso incorniciato da riccioli è sopravvissuto alla morte. Ed è contagioso. «Nicole mi aveva insegnato a sorridere, era sempre allegra – racconta la marosticense – , quando eravamo in ospedale avevo conosciuto dei volontari che venivano a darmi il cambio anche solo per permettermi di fare una doccia e avevo detto a Nicole che, quando sarebbe stata meglio, avrei voluto farlo anche io». Quasi una promessa. Mantenuta. «Dopo un mese che la mia piccola è volata in paradiso ha pensato che avrei potuto mettere in pratica quanto detto. E attraverso l’associazione “ViviamoInPositivo – Vip Cittadella onlus” ci sono riuscita: ho iniziato infatti a fare clownterapia negli ospedali – spiega la 35enne – fa bene a me e fa bene ai pazienti, è un’emozione bellissima. L’ho vissuto allora come mamma di una paziente e ne ero stata estasiata, ora che sono dall’altra parte, che la faccio io la clownterapia è un bel ricambiare quello che ho ricevuto». Proprio così: si trucca, infila un voluminoso naso rosso a palla, un camice colorato, e assieme agli altri volontari dell’associazione gira i reparti regalando allegria, buon umore e spensieratezza. Preziosi, anche solo per pochi minuti, per i tanti malati.
Il dolore per la perdita della sua principessa è comunque ancora forte e mamma Nicole non riesce ancora a tornare, da clown, negli ospedali in cui sua figlia è stata in cura, come al San Bassiano, dove è stata comunque a Natale per gli auguri. «Difficile per ora anche andare in pediatria» racconta la mamma che su Facebook a metà dicembre scriveva: «Ora comincia per me la settimana più difficile: quasi un anno e per me è come fosse ieri. Non ho il coraggio di fare festa, mi sembra di farle un torto».
La marosticense è stata combattuta: «Da una parte la ricorrenza del Natale, importante per il mio credo, che volevo festeggiare, dall’altra il primo anniversario della morte di Nicole: sentimenti contrastanti che però ho trovato il modo di superare facendo clownterapia – spiega – Il giorno 25 ero con gli altri volontari all’ospedale di Cittadella: una grande emozione, davvero».
Le giornate e i momenti difficili però non mancano: «Quando succede penso che Nicole riusciva a sorridere sempre, in ogni situazione, nonostante tutto, e allora ci provo anche io».
A starle vicino anche i colleghi di lavoro, quelli che non hanno esitato a regalarle le loro ferie. «Li ringrazio ancora oggi, mi hanno dato il tempo che è la cosa più preziosa, mi hanno fatto capire che non ero sola – racconta – e quando sono tornata in azienda hanno avuto grande delicatezza con me, hanno saputo assecondare me, il mio umore. Sono stati unici». Unica come questa storia di dolore e sorrisi. Indelebili.
Una favola che non può non essere raccontata.