Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Intesa citata anche per Bpvi «Deve risarcire i soci»
Dopo la decisione del giudice di Roma che venerdì ha autorizzato le parti civili a citare Intesa Sanpaolo come responsabile civile nel processo su Veneto Banca, ieri, alla riapertura dell’udienza preliminare per il crac di Bpvi erano già pronte le istanze per chiamare le «nuova» banca in causa.
«Ho molti dubbi sulla decisione VENEZIA presa dal collega di Roma. Nella forma e nella sostanza». Massimo Vaccari, il giudice civile di Verona autore della prima sentenza, lo scorso anno, che condannava Bpvi a risarcire una risparmiatrice a cui aveva venduto azioni senza avvertirla dei rischi, spegne i facili entusiasmi. Il punto resta la decisione del Gup di Roma di chiamare Intesa a rispondere dei danni nel processo Veneto Banca, con 11 tra amministratori, dirigenti e uomini d’affari indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Novità rilevante, sulla possibilità di risarcire i soci danneggiati, perché fa saltare il divieto per decreto di chiedere il risarcimento a Intesa. «Sì, ma io ho molti dubbi - sostiene Vaccari - che la si possa chiamare a rispondere civilmente dei danni in quel processo».
Giudice Vaccari, riassumiamo. Rispetto alla decisione di Roma lei pone due dubbi. Il primo riguarda il nodo costituzionalità.
«Condivido che ci siano profili di incostituzionalità nel decreto. Ma la via della decisione costituzionalmente orientata mi sembra contraddittoria». In che senso?
«La si può percorrere se la norma non è chiara e lascia spazio ad interpretazioni. Ma l’articolo 3 del decreto è chiaro nell’escludere Intesa dalle responsabilità sui debiti derivanti dai rapporti ceduti. Quindi, se si ravvisano profili di incostituzionalità, bisogna sollevare il caso. Altrimenti si rinvia solo il problema. E questo non è ancora il tema centrale». Che sta dove?
«Finora discutiamo della responsabilità della banca acquirente sui danni delle operazioni d’investimento in azioni delle due banche acquisite. Ma nel processo Veneto Banca, come a Vicenza, si discute delle ipotesi di reato di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. I danni in sede civile discendono da questi. Vedo difficile riferirli, oltre che a chi li ha provocati, anche a Banca Intesa». Ma Intesa non può essere chiamata in causa nemmeno indirettamente?
«L’articolo 2560 del codice civile stabilisce che lo si è per i debiti iscritti a bilancio. Intesa lo sarebbe, se prima delle liquidazioni le banche avessero iscritto nei bilanci poste specifiche legate a questi rischi». E la questione costituzionalità?
«C’entra poco o nulla in questo caso. Intesa sarebbe esclusa dal rispondere dei danni legati all’aggiotaggio e all’ostacolo alla vigilanza anche se il decreto non ci fosse».
Quindi il la questione di costituzionalità del decreto esiste, ma è posta nella sede sbagliata. Dove non può produrre effetti. «Esattamente».
Ma i risparmiatori possono far valere la decisione di Roma in cause civili specifiche sui danni per le azioni?
«Questo sì. La decisione può essere uno spunto per riprendere cause pendenti chiamando in giudizio Intesa e sollevando la questione di costituzionalità, facendo vedere che profili critici sono stati riconosciuti da quella decisione. Solo un pronunciamento sull’articolo 3 può cambiare la situazione».
Vaccari Ho molti dubbi di forma e di sostanza