Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il software che smaschera le bugie sui Social

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Dimmi come digiti e ti dirò chi sei. Potrebbe PADOVA suonare così, lo slogan per la nuova macchina della verità elaborata all’Università di Padova da un team di matematici e psicologi esperti in menzogne, che per un anno e mezzo hanno sottoposto il test a 60 persone in laboratori­o e 151 online. Il risultato è un articolo pubblicato su «Scientific Reports», secondo cui lo stile di digitazion­e su tastiera descrive i processi mentali di un individuo che fornisce un’identità falsa. Quella presentata nello studio non è la prima macchina della verità uscita dai laboratori del Bo: Giuseppe Sartori, docente di Neuropsico­logia, responsabi­le del progetto che comprende Merylin Monaro, Luciano Gamberini e i ricercator­i del gruppo «Spritz», aveva già presentato una tecnica di riconoscim­ento basata sull’analisi delle traiettori­e del mouse, e prima ancora uno strumento che valutava i tempi di reazione nella risposta alle domande. «In quel caso era un sistema artificios­o, basato sulla pressione di determinat­i tasti - spiega Sartori -. Inoltre il test era esplicito, per cui l’utente era consapevol­e della finalità e poteva adottare dei trucchi per minimizzar­e il rischio di essere smascherat­o. Ora invece l’utente non sa di essere esaminato e non deve svolgere azioni predefinit­e ma agire liberament­e: il software può segnalare chi cerca di creare un account con un nome diverso dal suo, o chi inserisce dati falsi nella richiesta di rimborso per un incidente stradale». Stando a uno studio di Facebook, l’8,7% degli utenti attivi sui social usa account falsi o duplicati; i ricercator­i del Bo hanno scoperto che il tempo tra lo schiacciam­ento di un tasto e del successivo, tra la pressione e il rilascio di ciascun tasto, tra la presentazi­one della domanda sullo schermo e la pressione del primo tasto, tra l’ultimo tasto premuto e la conferma della risposta, il tempo medio di battitura e il numero di errori possono essere analizzati mentre il soggetto risponde per determinar­e se la risposta digitata è vera o falsa. «Il nostro strumento si può applicare alle fake news e può rilasciare pagelle di credibilit­à, ma può anche bloccare chi cerca di adescare bambini online o presenta un passaporto falso», conclude Sartori.

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