Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Aereo precipita, 2 morti. «Avaria»

Tragedia nel Veronese. Nell’incidente ucciso un ex pilota Alitalia e il suo allievo

- Enrico Presazzi

NEGRAR Due i veronesi morti ieri in un incidente aereo

Sarebbero doNEGRAR (VERONA) vuti rientrare di lì a poco. Poi, all’improvviso, un boato nel cielo sopra le vigne di Arbizzano. Il Cessna-150 ad ala alta si è avvitato su se stesso e si è inabissato nella nebbia che ieri mattina avvolgeva il bosco dietro i vigneti della tenuta Novare. Non c’è stato scampo per Prospero Antoni, 69 anni, ex comandante dell’Alitalia e istruttore di volo né per il suo amico e allievo Lino Lavarini, agricoltor­e che avrebbe compiuto 62 anni a giorni. Morti p r a t i c a mente s u l c o l p o i n quell’angolo nascosto di bosco che avevano entrambi sorvolato centinaia di volte. Sarà la doppia indagine della procura e dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) a chiarire le cause dell’ennesima disgrazia aerea registrata nel Veronese, ma al momento l’ipotesi più probabile sembra quella di un improvviso guasto all’apparecchi­o da addestrame­nto decollato verso le 10 di ieri dalla base di Boscomanti­co. «L’ho visto volare qui sopra, mi sembrava a bassa quota - ha raccontato Antonio Lerose, un operaio impegnato nei lavori di ristruttur­azione di una villetta all’interno della tenuta privata -. Poi, mentre era ancora in volo, ho udito un boato fortis- simo, simile a un’esplosione e ho visto il mezzo avvitarsi su se stesso e perdere quota, finendo dietro la collina, nel vajo. Da lì saliva una colonna di fumo nero e si vedeva anche qualche fiamma». È stato lui il primo a lanciare l’allarme e la sua testimonia­nza è stata acquisita dai carabinier­i della stazione di Negrar giunti sul posto insieme ai colleghi della compagnia di Caprino. La centrale operativa di Verona Emergenza ha inviato ambulanza e automedica, mentre i vigili del fuoco sono intervenut­i con due squadre e i tecnici del nucleo speleo-fluviale. Per i soccorrito­ri è stato tutt’altro che semplice raggiunger­e il punto in cui si era schiantato il Cessna, che dopo l’impatto al suolo ha preso fuoco a causa dell’esplosione del serbatoio. Purtroppo, per Antonini e Lavarini, non c’era più nulla da fare.

Difficile che un pilota esperto come Prospero, con oltre 25mila ore di volo alle spalle, possa essere stato tradito da un’imprudenza. «Anche in caso di avaria, lui sarebbe riuscito tranquilla­mente a riportarlo a terra» commentava­no increduli gli amici arrivati ad Arbizzano non appena appresa la notizia. L’allarme è scattato verso le 10.40. Antonini e Lavarini erano decollati mezz’ora prima da Boscomanti­co con il biposto. Un «volo di ripresa» per Lavarini che aveva deciso di tornare a mettersi alla prova con gli aerei dopo un periodo di pausa durante il quale si era concentrat­o soprattutt­o sul paramotore (il parapendio a motore). Doppio volantino e doppia pedaliera: anche se uno dei due avesse accusato un malore, l’altro sarebbe stato tranquilla­mente in grado di aff r o nt a r e u n a t te r r a g g i o di emergenza. Fondamenta­li, oltre alle testimonia­nze, saranno quindi anche le analisi dei resti del velivolo che non aveva la scatola nera. Su disposizio­ne del magistrato di turno, le salme sono poi state trasferite a Negrar in attesa dell’eventuale autopsia.«Forse non ha più avuto lo spazio necessario per farlo risalire - commentava tra le lacrime Vanni Pasquali, amico di Antonini -. Prospero era espertissi­mo. Ha girato il mondo con gli aerei ed era istruttore per i Boeing». Tutti concordi nell’escludere problemi dovuti alla nebbia: «Entrambi conoscevan­o la zona e per Prospero la nebbia non era un problema».

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Vittime In alto Prospero Antonini e in basso Lino Lavarini. Sopra il relitto del velivolo

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