Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bo, crolla il mito di Giurisprudenza
Iscritti dimezzati, classifiche negative: scoppia il caso. Attesa per gli ispettori del ministero
Iscrizioni a picco alla facoltà di legge PADOVA per eccellenza, quella patavina fondata nel 1222. Un calo di matricole generalizzato in tutta Italia certo, ma al Bo si è passati dalle 1001 nuove iscrizioni del 2009 alle 433 del 2015. Più quelli persi di quelli reclutati, insomma. A pesare, oltre al saturo mercato del lavoro forense, sono anche le lotte interne per il riposizionamento dopo l’addio ai grandi maestri.
Il declino, è bene dirlo subito, non riPADOVA guarda solo l’Università di Padova. Giurisprudenza continua a perdere terreno in tutta Italia: dal 2012 al 2016 le matricole di legge sono calate del 35%, molto più che in ogni altro corso. Un po’ perché la fila è lunga e il mercato è saturo, un po’ perché la professione forense non è più attraente e remunerativa come un tempo. Ma nell’Ateneo più grande del Nordest, fondato nel 1222 proprio da un gruppo di studiosi del diritto, il crollo è certificato anche dal contrasto sempre più stridente con le altre discipline: dove il Bo eccelle e riscuote consensi, di Giurisprudenza non c’è traccia. Eppure la storia recente della scuola padovana è ricca di nomi illustri. Il problema è che la guerra per la successione dei grandi maestri ha lasciato strascichi pesanti. E oggi la crisi di Giurisprudenza fa rumore.
I numeri
Innanzitutto, i numeri. Nel 2009 Giurisprudenza aveva 1.001 matricole, nel 2015 ne registrava 433: in totale fanno 568 nuovi iscritti in meno, cioè -57% in sette anni accademici. Considerando tutti gli iscritti dal primo anno ai fuoricorso, la situazione migliora ma il saldo resta negativo: nel 2009 erano 3.381, sette anni dopo ne restavano 2.818 e dunque il calo è di 563 studenti (-17%). «Una volta c’erano gli zaini accatastati, ora si può camminare senza incrociare nessuno», si mormora nei corridoi.
Il dato più eclatante, però, riguarda il percorso degli studenti che si sono iscritti nello stesso anno: nel 2009 le matricole erano 1.001, cinque anni dopo ne restavano 393. Considerando solo i tre gruppi che hanno completato il ciclo quinquennale (quindi anche quelli del 2010 e del 2011), Giurisprudenza ha perso 1.403 studenti; se si allarga il discorso anche ai gruppi successivi, dove il quinquennio non è ancora finito e il dato è parziale, gli studenti in meno diventano 1.939. Vuol dire che negli ultimi sette anni il 57% delle matricole ha lasciato il corso tra il secondo e il quinto anno: il 5,3% dei primi tre gruppi ha cambiato corso, il 19,6% ha cambiato ateneo e il 27,4% ha abbandonato gli studi. La laurea in cinque anni è stata raggiunta dallo 5,05%; dal 2009 al 2015, in compenso, i fuoricorso sono saliti da 645 a 1.028 (+37%).
La valutazione della ricerca
Al problema del crollo degli iscritti, che seppure in toni differenti riguarda anche altri atenei, si aggiunge il calo della qualità, sia rispetto alle altre scuole del Bo che ai corsi degli altri atenei. Si prenda la Valutazione della qualità della ricerca 2011-14 (Vqr), eseguita dall’Agenzia del ministero dell’Istruzione che valuta università e ricerca (Anvur), dove il Bo è sul podio in 11 aree scientifiche su 16 ma solo dodicesimo in quella delle Scienze giuridiche. Oppure l’ultima classifica del Censis: nel gruppo disciplinare di Giurisprudenza, Padova è solo 2 1 e s i ma n e l l a c l a s s i f i c a g e n e r a l e e s o l o 22esima per le progressioni di carriera, così come per i rapporti internazionali. I due dipartimenti di diritto non figurano fra i 13 dipartimenti di eccellenza premiati con 7,5 milioni a testa dall’Anvur, ma non erano nemmeno tra i 27 candidabili. Fra le otto scuole (il nuovo nome delle vecchie facoltà) del Bo, Giurispru- denza è ultima per numero di stage (0,3%) e per numero di scambi Erasmus (un centinaio); le uniche note positive arrivano dal primato nella valutazione della didattica, dall’istituzione della doppia laurea con Parigi II e dal nuovo servizio di orientamento internazionale.
La guerra interna
Classifiche a parte, il clima è pesante. Il cor- so di Giurisprudenza è lacerato dalla guerra permanente tra i due dipartimenti di Diritto Pubblico e Diritto Privato, dove le logiche di potere hanno dato vita a due fazioni di docenti che non si rivolgono il saluto: un docente che chiede l’anonimato parla di «spirito mercantile» e punta il dito contro la sede di Treviso, definita come «una riserva di posti nata per sistemare i colleghi bocciati ai concorsi»; il risultato è «un gruppo di persone scoordinato e modesto, privo di un progetto lungimirante».
Giuseppe Amadio, direttore di Privato, smentisce: «Solo visioni contrastanti su singole iniziative, come il nuovo corso di Treviso che poi è stato approvato all’unanimità». Patrizia Marzaro, direttore di Pubblico, aggiunge: «La tensione si può ridurre al rango di pettegolezzo. Non nego confronti a volte aspri, ma tutte le decisioni sono state prese insieme».
La didattica
L’altro tasto dolente riguarda la didattica: «L’approccio è molto duro e antiquato — dicono gli studenti —. Si pretende la conoscenza della teoria fino al cavillo e manca totalmente la dimensione pratica: in altri atenei si fanno simulazioni processuali e si danno tesi sui droni, da noi non vengono nemmeno riconosciuti gli esami svolti in Erasmus». Altro problema: il tasso di bocciature agli esami, che in alcuni corsi supera il 90% e induce gli studenti a cambiare aria. «Mi sento culturalmente impoverito e umanamente distrutto — si legge nella mail di un ragazzo che annuncia a un docente il ritiro da Giurisprudenza —. All’esame c’è un nemico spietato che ha l’unico obiettivo di bocciarmi». Il voto di laurea conta più del prestigio dell’Ateneo. E così molti studenti lasciano Padova per Trento e Ferrara.
I rischi
Tra defezioni, faide interne e valutazioni negative, la situazione è critica e non è priva di conseguenze, dato che a novembre gli ispettori dell’Anvur verranno a Padova per passare Giurisprudenza ai raggi x. I parametri per valutare il corso sono sei: il tasso di laureati rispetto agli immatricolati, di laureati in cinque anni, di abbandoni, di esami superati, la coerenza dei programmi e il rapporto crediti/carico di studio. Numeri alla mano, Giurisprudenza non ne rispetta almeno quattro. E le ipotesi sono due: o l’Anvur chiude il corso e impone a l Bo di a p r i r ne u no nuovo da l l ’a nno successivo, o concede un accreditamento parziale e chiede correttivi in tempi rapidi. Altrimenti, anche in questo caso, scatta la chiusura.
Patrizia Marzaro La tensione si può ridurre al rango di pettegolezzo. Non nego confronti a volte aspri, ma tutte le decisioni sono state prese insieme