Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cellula jihadista a Rialto Prima condanna al più giovane del gruppo

Quasi cinque anni al più giovane dei quattro terroristi. Che dovrà restare in carcere

- di Eleonora Biral

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più giovane del gruppo e il primo ad essere giudicato colpevole. Il diciassett­enne kosovaro coinvolto nell’inchiesta sui presunti jihadisti di Rialto, arrestati lo scorso marzo, è stato condannato ieri a quattro anni e otto mesi per terrorismo. Niente comunità per lui: resterà in carcere.

Ha sempre negato di VENEZIA far parte di una cellula terroristi­ca ma le intercetta­zioni avevano r i vel ato c he er a s t ato proprio lui a parlare di un possibile attentato sul ponte di Rialto. Ieri è arrivata la condanna per il 17enne kosovaro coinvolto nell’inchiesta sui presunti jihadisti arrestati a marzo dello scorso anno a Venezia. L’unico minorenne del gruppo dovrà scontare quattro anni e otto mesi di carcere a fronte dei quattro che aveva chiesto l’accusa per terrorismo internazio­nale. Questa rappresent­a la prima condanna nell’ambito dell’indagine che aveva portato all’arresto di altri tre connaziona­li: Arjan Babaj, Fisnik Bekaj e Dake Haziraj. Quella che avevano formato, secondo l’accusa, era una vera e propria cellula terroristi­ca che faceva base in un appartamen­to vicino a piazza S a n Marco . P r o p r i o q u i s i svolgevano, secondo i carabinier­i e la Digos, gli incontri. Appuntamen­ti durante i quali pregavano, discutevan­o di politica internazio­nale e guardava no v i deo di pro paganda dell’Isis. A mostrarli spesso era Arjan Babaj, colui che le indagini hanno dimostrato essere il punto di riferiment­o: il predicator­e. Gli investigat­ori avevano tenuto d’occhio il gruppo per un periodo, intercetta­ndo molte conversazi­o- ni. Subito dopo l’attentato di Londra alcuni di loro avevano parlato della possibilit­à di compiere un atto simile a Venezia. In un’altra conversazi­one era stato proprio il più giov a n e , a l l ’e p o c a d e i f a t t i 17enne, a parlare di una possibile bomba a Rialto. «Con Venezia guadagni subito il Paradiso per quanti ipocriti ci sono qua», aveva aggiunto. Il giovane, assistito dall’avvocato Luigi Quintarell­i, un mese fa durante un’udienza si era dissociato dall’Isis e aveva respinto l’accusa di far parte di una cellula jihadista. A incastrarl­o potrebbero essere state proprio le intercetta­zioni, ma per le motivazion­i della sentenza si dovranno aspettare novanta giorni. Tutti gli elementi raccolti nel corso delle indagini avevano portato il procurator­e capo della procura dei minori Mansueto Crepaz a chiedere una condanna a quattro anni. Pena che il giudice Valeria Zancan ha reso più severa, aggiungend­o otto mesi (in rito abbreviato). «Siamo soddisfatt­i perché questa sentenza conferma l’impianto dell’accusa», commenta il procurator­e aggiunto Adelchi d’Ippolito, all’epoca dei fatti reggente della procura di Venezia. L’avvocato Quintarell­i, oltre al prosciogli­mento, aveva anche chiesto che il giovane potesse sconta- re la pena in una comunità in Sardegna. Proposta rigettata dal giudice. Il ragazzino, che ieri era in aula e ha mostrato il suo disappunto, resterà in carcere, dove sta seguendo un percorso scolastico e terapeutic­o. La difesa ha annunciato che farà appello sulla sentenza e ricorso in Cassazione sull’ordinanza di rigetto della richiesta di sconto della pena in comunità. Come lui sono in carcere anche gli altri membri del gruppo. Per loro il processo si aprirà, invece, il prossimo 8 marzo di fronte al gip del tribunale di Venezia Massimo Vicinanza.

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