Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’ultimo viaggio tra Pound e Stravinski­j

- di Giovanni Montanaro

Mi piacciono, i cimiteri. Ci sono quelli che li evitano, per dolore o s upersti z i one, quell i c he l i scordano, per disattenzi­one o ripicca, e quelli che ne prescindon­o, perché chi non c’è più si può cercare dovunque, in una casa, una fotografia, in r i va a l mare. A me, i nvece, danno pace, mi fanno sentire parte di qualcosa di più grande ma che non mi inquieta; i fiori vincono sugli scheletri.

È che, in fondo, i cimiteri sono sempre un viaggio, un luogo dove andare, hanno a che fare con il corpo, che è importante quanto l’anima, con il tempo che si impiega per preparare il ricordo, liberarlo. Non è sempre stato esattament­e così. In altre ere, i morti erano vicini, a Venezia e non solo. Riposavano sotto le chiese, sotto le pietre dei sagrati, erano sempre lì, li calpestavi, non t i s i a l l o nt a na va no, l a morte era tutt’uno con la vita, non c’erano neanche ospedali, per morire, per nascere, tutto si faceva nello stesso letto.

È stata la modernità, è stato Napoleone, l’editto di Saint Cloud del 1804 a imporre le sepolture esterne, fuori dai centri abitati. Così, anche qui, Napoleone fece evacuare l’isola di San Cristoforo per ricavare un primo camposanto. Sbagliò le misure, però, perché quel terreno si rivelò presto troppo piccolo e la morte sbrig a va i l s u o mest i e r e s e n z a pause.

Così, nel 1810, venne fatto sloggiare anche il monastero camaldolen­se di San Michele, cosa che al laicissimo Napoleone non dispiacque di certo. Nel 1835, il canale che separa- va le due isole fu interrato, per costituirn­e una sola. E così, oggi, i cimiteri di Venezia non sono più nel corpo centrale, ma sempre fuori, periferici. Ce ne sono altri, poco conosciuti, i n c a n t e vo l i ; q u e l l o ebraico al Lido, quello di Murano, quello di Sant’Erasmo, e quello di Burano, che più di t u t t i mi p i a c e , v i c i n o a u n campo da calcio, isolato, così silenzioso. In ogni caso, bisogna sempre passare l’acqua, per arrivarci. Fa un poco Car o nte , Böckl i n, i l L e te del - l’Eneide, ma non è solo quello.

San Michele, di tutti, è quello monumental­e, grande, rossiccio, quasi caotico. Sì, ci vai perché c’è qualcuno che cerchi. Ma quando poi non sei di fretta, e magari ti perdi un poco, i n mezzo a quei l unghi corridoi, tutti uguali, numeri e lettere, ti capita che guardi le altre tombe; ti inquieti per chi è morto giovane, gioisci per vite che ti paiono serene, invidiabil­i, e poi immagini liti fur i bonde i n f a migli e s t re t te sotto tetti di pietra, vetri a mosaico, angeli con le cornamuse. Suocere e nuore. Amanti mai scoperti. Non ti importa, la morte, ti sembra che le cose non finiscano, del tutto. C’è qualcosa di grave, sì, ma anche qualcosa di lieve, di sereno, ed è quello che consente di vivere. E poi ci sono le tombe con i nomi buffi; ogni perfido veneziano si tramanda da generazion­i la tomba di tale Costante Spavento. E poi ci sono Heleni o Herrer a , Zoran Music, Ezra Pound, Emilio Vedova, Sergej Djagilev, tanti altri. Ma ci sono anche quelli che hanno scelto, di essere s e p p e l l i t i q u i , St r a v i n s k i j , Brodskij.

È c h e , i n u n c i mite r o , l a somma è sempre più alta del valore dei singoli. E qui c’è Venezia, fuori. Tutti, ormai, vogliono venirci. Non solo da vivi, parrebbe anche da morti, a cercare di comprarsi le tombe illustri senza discendent­i. Venezia, come sempre, li accoglie. Forse, è perché pare una città senza tempo, immortale, perché è diversa, mitica. Forse, è qualcosa di più semplice, la sua essenza che continua a r i g e ne r a r s i , c h e non c e s s a mai, che mai sta ferma; l’acqua, il cielo, i profumi, l’umanità. Quel modo di andare, delle cose, tra il riposo e la profondità.

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Volti Alcuni dei personaggi della cultura sepolti al Cimitero di San Michele 1 Il pittore Zoran Music 2 Il coreografo Sergej Pavlovic Djagilev 3 Il poeta Ezra Pound 4 Il compositor­e Igor Fëdorovic Stravinski­j
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