Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Anfiteatro, «lavori non autorizzati» E l’imputato filma il processo
Lavori svolti senza autorizzazione, senza il rispetto delle condizioni di sicurezza, mettendo in pericolo la vita degli operai; senza che fosse pagato tutto il dovuto alle imprese intervenute. Lavori soprattutto degli ultimi anni, «una costruzione recente che riproduce maldestramente la struttura tipica del teatro greco», così come è stato definito dall’esperta della Soprintendenza l’«Anfiteatro marittimo berico Porto degli Angeli» di Arcugnano, finito al centro di un’inchiesta della procura. E con l’anfiteatro anche Franco Malosso «von Rosenfranz», il suo curatore. Che si sarebbe spaccia- to per proprietario con operai ed impresari impiegati nel cantiere, impartendo le disposizioni sul da farsi.
È quanto emerso ieri pomeriggio in aula, nel corso del processo che vede alla sbarra Malosso, 61 anni, e come parte civile il comune di Arcugnano, assistito dagli avvocati Jacopo Rigoni Stern e Roberto Rigoni.
L’imputato, che era arrivato a chiedere 40 euro di biglietto per il sito in cui pubblicizzava la presenza di reperti neolitici e greco romani, anche ieri è uscito dalle righe, filmando con il cellulare il processo in corso, venendo subito ripreso dal giudice Filippo Lagrasta che gli ha intimato di smettere la registrazione. Sul banco dei testimoni, per circa tre ore, sono sfilati sette testimoni citati dalla pubblica accusa che contesta a Malosso, difeso dall’avvocato Matteo De Meo, l’abuso edilizio, i manufatti eseguiti senza autorizzazione e la contraffazione di opere d’arte.
Ad essere sentiti i referenti delle aziende che si sono intervallate per realizzare il falso storico nell’area di cinquemila metri quadrati posta sotto sequestro, la dottoressa Cinzia Rossignoli, funzionario responsabile della tutela del patrimonio archeologico di Vicenza e provincia alla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio, e i due carabinieri che hanno svolto con lei il sopralluogo nel novembre 2016 e le indagini. Stando all’esperta ad Arcugnano non c’erano reperti archeologici e il manufatto era un falso. L’unico materiale non recente erano dei blocchi di calcare accatastati nell’area scoperta a monte delle gradinate.