Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Beretta, la sconfitta è dolce. Vale l’Olimpo d’Europa

Euroleague, Schio ko a Salamanca ma 7 punti non bastano alle spagnole. La qualificaz­ione c’è

- Dimitri Canello

Avanti col brivido, con il fiatone e con un finale di partita che ha rischiato di far saltare le coronarie a più di qualcuno. Il Beretta ce l’ha fatta, è fra le prime otto d’Europa, nonostante la sconfitta subita ieri a Salamanca per 6558 che, di fatto, non è suffic i e nte a l l e s pagnole per i l sorpasso proprio sul filo di lana. All’andata, infatti, lo scarto fra le due rivali fu di dieci punti (60-50) a favore del Beretta, che è riuscito a custodire gelosament­e quel tesoretto fino alla sirena finale.

Certo, i brividi non sono mancati, come quando Francesca Dotto sul -7 a 15 secondi dalla fine sbaglia i due liberi della sicurezza e concede l’ultima azione palla in mano all’Avenida. Che, per fortuna e per inciso, la gestisce malissimo. Anziché liberare una delle sue tiratrici per un tiro da t r e , c o n s e g n a a Mestd a g h un’inutile tentativo di tripla con terzo tempo e fallo da prendersi in mezzo a una miriade di braccia. Nulla da fare, appunto. Nessun fallo, nessun canestro, il -7 resiste e il +10 dell’andata basta per staccare il pass per i playoff della massima competizio­ne continenta­le proprio al fotofinish.

Un t r a g u a r d o mer i t a t o , quello conquistat­o da Schio in terra spagnola, soprattutt­o consideran­do la miriade di contrattem­pi e di infortuni che Pierre Vincent è stato costretto a fronteggia­re in ques to s p i cc h i o d i s t a g i o n e . Adesso si va ancora una volta sull’Olimpo, magari l’eliminazio­ne sarà soltanto rimandata, perché nel girone A solo a guardare chi è in testa (la Dynamo Kursk) c’è da aver paura, ma tant’è: la missione è compiuta.

Con una partita tutta cuore e testa, giocata con intelligen­za sul filo del rasoio, piazzando l’allungo iniziale e poi riuscendo in qualche modo a rintuzzare il ritorno prepotente spagnolo. Stessa quota classifica, una sola impercetti­bile differenza canestri: tre punti, alla fine, dividono le due squadre. Una miseria, ma forse quel tanto che basta per certificar­e come Schio abbia meritato. Si soffre nel primo quarto, chiuso da Salamanca avanti di sei punti, si respira nel secondo, ci si aggiusta nel terzo. Poi l’ultimo parziale, quello in cui le spagnole salgono sul 22-12, quello in cui gli spettri dell’eliminazio­ne si fanno sentire. Per fortuna c’è Yacoubou, monumental­e totem del basket continenta­le, che chiude con 22 punti e una pres t a z i one mostruosa. I n tutti i momenti chiave del match c’è lei, anche quando segna uno degli ultimi canestri della serata per Schio. Alla fine è sconfitta, ma mai ko più più dolce. E adesso si guarda avanti, finalmente, scacciando via incubi e paure.

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