Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’export vola. Ma è allarme dazi Il report Istat conferma il boom. I timori per le manovre Usa. Lega contro Trump: «Reagiamo»
Le rilevazioni Istat premiano il Veneto: +6,6% rispetto al 2016 Unioncamere: «Resta la preoccupazione per le manovre Usa»
Dal Veneto nel 2017 il 6,6 per cento di esportazioni in più rispetto all’anno precedente. Il nuovo report dell’Istat conferma il boom. «Europa mercato forte». Ma è allarme per i dazi. «Preoccupano le manovre di Trump» spiegano a Unioncamere. La Lega: «Mettiamo i dazi anche noi». «Il muro contro muro ci danneggia» avverte il presidente di Confindustria Matteo Zoppas
Le esportazioni italiane nel 2017 VENEZIA sono cresciute del 7,4%, dinamica in cui il Nordest (che per l’Istat rappresenta il Triveneto più l’Emilia Romagna) esprime una dinamica positiva del 6,6%, con un Veneto che da solo pesa sul fatturato nazionale all’estero per il 13,7% e che segna un +5,1%. Sono dati Istat appena diffusi e che, nell’elaborazione di Unioncamere Veneto, restituiscono anche una graduatoria provinciale con numeri molto interessanti e tali da far includere ancora una volta la provincia di Vicenza (+5,6%) fra i primi dieci territori italiani, tenuto conto che quella berica è anche l’area che, con i suoi 17,7 miliardi, realizza in più importante business internazionale nel Veneto.
Sarebbe un quadro molto tranquillizzante per l’osservazione del futuro prossimo non fosse che per l’incognita piovuta pochi giorni fa con l’annuncio dei dazi americani su prodotti normalmente oggetto di interscambi anche fra il nostro paese e gli Usa (acciaio e alluminio) e, soprattutto, per il rischio che da qui possano estendersi politiche protezionistiche su entrambi i lati dell’Atlantico e su altre gamme di prodotto. I numeri riportati dall’Istat che analizzano i mercati principali di riferimento dell’area Nordestina non sono, fortunatamente, così incisivi relativamente all’orizzonte nordamericano.
Una provincia esportatrice «tipo» come Treviso, ad esempio, sviluppa rapporti commerciali con gli Usa per un importo complessivo in export che non va oltre il 6,6% del totale, cioè la metà di quello che riguarda la sola Germania all’interno di un mercato europeo che assorbe il 65% abbondante delle produzioni provinciali esportate.
Le alchimie sono all’incirca simili per tutto il comparto nordorientale italiano il quale, perciò, risulta meno esposto su questo fronte rispetto alle regioni occidentali. In termini assoluti il Veneto esporta verso gli Usa merci per un valore di poco inferiore ai 5 miliardi di euro, contro i 61 complessivi nel 2017 (erano 58 l’anno precedente), dei quali 4,9 sotto la voce «prodotti delle attività manifatturiere». Dal Nordamerica, invece, nella nostra regione entrano merci per circa 777 milioni di euro, quindi con un chiaro sbilanciamento in termini di saldo commerciale.
«Ma questo non toglie le mie preoccupazioni — sottolinea Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto nonché della Camera di commercio di Treviso Belluno — perché se la situazione rimane invariata rispetto a quella che conosciamo oggi inevitabilmente il problema prima o poi ci toccherà». Fra le dinamiche che potrebbero mettersi in moto, in sostanza, potrebbe esserci il riversamento sui mercati europei di forniture di altri Paesi del mondo prima dirette sulle piazze americane, con una conseguente crescita della concorrenza sul Vecchio Continente anche ai danni dell’Italia.
«A nostro favore gioca il fatto che abbiamo un mercato consolidato verso alcuni precisi partner — riflette su questo piano ancora Pozza — dovuto ad una integrazione storica dei mercati. Potremmo considerare il Veneto, la Lombardia e la Germania come una specie di filiera unica collaudata da decenni nella quale player esterni farebbero molta difficoltà ad inserirsi e questa è una carta in più che potremmo giocarci». Se il nostro manifatturiero non ha mai smesso di circolare per l’Europa, tuttavia, quando si tratta di cercare business nelle altre aree patisce un tallone d’Achille in effetti non del tutto inedito ma che oggi, con la precarietà del quadro politico nazionale, per il presidente di Unioncamere Veneto rischia di aggravarsi.
«Siamo la seconda manifattura in Europa ma tutta la nostra storia e tutta la nostra capacità hanno bisogno di un sistema politico che ci supporti all’estero. A lasciare spazio a Emmanuel Macron e ad Angela Merkel restiamo necessariamente in seconda fila. Basta vedere Atlantia, cioè Benetton, a quali compromessi è dovuto scendere con Acs, attraverso la sua controllata tedesca Hochtief, per chiudere la partita su Abertis». Tornando al comportamento di ciascuna provincia veneta nel business internazionale, ai 17,7 miliardi di Vicenza seguono i 12,8 di Treviso, gli 11 di Verona ed i 9,5 di Padova. Chiude la graduatoria Rovigo, con circa 1,5 miliardi, ma con un incremento registrato nel 2017 di 8,3 punti. In generale i primi settori per esportazioni in Veneto sono i macchinari industriali, i mobili, gli elettrodomestici , le calzature, la carpenteria metallica e l’abbigliamento.